La gentilezza delle parole crea confidenza, quella nei pensieri crea profondità, mentre quella nelle azioni crea amore. L’amore di aiutare gli altri, anche quando siamo noi ad avere bisogno, non ha prezzo. Come insegnava la filosofa cristiana Edith Stain, nell’amore per l’altro riscopriamo quello per noi stessi; ci riconosciamo in quanto persone solo quando ci riconosciamo nell’alterità di un altro. Questo messaggio filosofico e religioso c’è chi lo incarna, tutti i giorni, nel servizio per gli altri.

Antonio Casùla, sardo trapiantato a Roma, ha ottenuto da parte dell’Esercito della Salvezza (Salvation Army), reparto mensa di Roma, la targa onorifica per la zelante collaborazione al reparto mensa per oltre dieci anni. Il sign. Casùla, ritirandosi dal servizio in maniera formale, è rimasto disponibile in maniera informale e gratuita per aiutare i poveri e gli indigenti della Capitale, attualmente facenti parte del progetto dell’Esercito della Salvezza. In un periodo così difficile come quello che stiamo vivendo rincuora sapere che esistono ancora persone che dedicano parte del loro tempo a sostenere, senza fini di lucro, pie istituzioni, in modo che sempre meno persone restino indietro. Ma non solo loro: anche la Caritas diocesana, la Mensa Caravita, il Circolo San Pietro, ed altre organizzazioni che si prendono cura dei poveri di Roma e non solo.

Come ha testimoniato il Tenente Gildas Ouakatoulou, ufficiale dell’Esercito della Salvezza a Roma, “anche quando si è in pensione, come nel caso del sign. Casùla, la vita non è finita e può sempre fiorire”. Donandosi si riceve qualcosa; ma dimenticando di sé stessi, a volte, ci si ritrova.