Un mondo dove ci sono pochi bambini non prevede investimenti in asili, scuole, insegnanti, palestre ma richiederà spazi sociali, case di riposo “ospedalizzate”, tutto un vivere ri-tarato per una popolazione anziana.

Nicola Salvagnin

L’Italia sembra non accorgersi che il suo problema principale nei prossimi anni non sarà il Pil altalenante, la questione sanitaria o le liberalizzazioni delle licenze taxi. Bensì la demografia. Non è un’opinione, ma la matematica a dirci che nel 2050 gli italiani saranno almeno 10 milioni meno di oggi, e a fine secolo staremo attorno ai 40 milioni di italiani residenti, rispetto ai quasi 60 di oggi.

In più, quegli italiani liofilizzati avranno un’età media da… casa di riposo. Non è solo una banale questione di chi pagherà le pensioni e l’assistenza a tutti questi anziani: è che – avanti così e considerando che dal 2008 il trend negativo è addirittura crescente di anno in anno – dovremo proprio ripensare l’intera struttura della società italiana.

Un mondo dove ci sono pochi bambini non prevede investimenti in maternità e pediatri, asili, scuole, insegnanti, palestre e strutture sportive. Richiederà invece spazi sociali, case di riposo “ospedalizzate”, tutto un vivere ri-tarato per una popolazione anziana. Che ha bisogno di servizi di prossimità, ad esempio, e non di enormi centri commerciali situati nelle lontane periferie.

Situazione irreversibile? A quanto pare sì. E delude il fatto che le enormi risorse che arriveranno attraverso il Pnrr stiano trovando molteplici direzioni, salvo quella di dare un decisivo sostegno alla maternità. Ripeto: decisivo sostegno, che significa determinare le condizioni per un decisivo cambio di rotta. Quindi non qualche ridicolo bonus bebè o una riformulazione degli assegni familiari che spostano le briciole da una parte del tavolo all’altra.

Si deve considerare che i figli sono il futuro, altrimenti è solo una più o meno rapida decadenza sempre più complicata, tra l’altro. Ma il punto non è la mancia da dare a chi vuole generare figli: è cambiare una mentalità per la quale fare figli è un’opzione messa alla pari con il comprarsi un animale domestico o farsi abbondanti vacanze all’estero.

 

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