L’intera opposizione pro-democrazia eletta ad Hong Kong ha annunciato mercoledì le proprie dimissioni per protestare contro l’espulsione di quattro parlamentari . La mossa drammatica arriva dopo che Pechino ha approvato una risoluzione che conferisce alle autorità locali nuovi ampi poteri per reprimere il dissenso, probabilmente segnalando la fine dell’opposizione politica nella città.

La risoluzione, approvata dal più alto organo legislativo cinese, consente all’esecutivo di Hong Kong di espellere direttamente i parlamentari eletti senza dover passare attraverso i tribunali, cementando il controllo di Pechino sul territorio semi-autonomo.
Secondo la nuova sentenza, i parlamentari che si ritiene promuovano o sostengano l’indipendenza di Hong Kong o che rifiutano di riconoscere la sovranità di Pechino “perderanno immediatamente le loro qualifiche”.

Si applica anche ai parlamentari eletti che “cercano forze straniere per intervenire negli affari di Hong Kong, o che hanno messo in pericolo la sicurezza nazionale” e che “non rispettano la Legge fondamentale” – la mini costituzione della città – così come quelli che sono considerati “non fedeli ai requisiti e alle condizioni legali” del territorio.

Su questa base finto legale il governo di Hong Kong ha potuto immediatamente espulso i quattro parlamentari, Alvin Yeung, Dennis Kwok, Kwok Ka-ki e Kenneth Leung.

Inoltre, a tutti e quattro i parlamentari, e ad altri 8 membri dell’opposizioni tra cui l’attivista Joshua Wong, era già stato impedito di candidarsi alle elezioni legislative originariamente previste per il 6 settembre, ma rinviate in seguito al peggioramento della situazione dell’epidemia da coronavirus.

Ora sarà sempre più dura poter per l’opposizione far sentire la sua voce.