L’ITALIA CHE STA A GUARDARE: I NUMERI IMPIETOSI DEL NON VOTO.

 

Un fenomeno da analizzare attentamente. Sono 17 milioni e mezzo gli Italiani che hanno deciso di stare alla finestra o con la penna sul tavolo. 

 

Elisabetta Campus

 

Per capire in quanti hanno votato il 25 settembre alle politiche, come si sono distribuiti nei territori e come hanno votato o non votato, ci vuole prima di tutto una buona dose di pazienza. Perché i dati del Ministero dell’Interno sono distribuiti su banche dati differenti e vanno prima di tutto incrociati ed è una attività che richiede concentrazione, ma alla fine riserva sorprese.

 

Ad andare a votare, ovvero il cosiddetto elettorato attivo che partecipa direttamente alla vita democratica del Paese, è costituito da 51 milioni e 422 mila, su una popolazione di 59 milioni; 5 milioni di noi o hanno meno di 18 anni o non sono iscritti alle liste elettorali dei Comuni della Repubblica (in tutto 7.904, un po’ di meno di quanto siamo soliti credere). Ed una prima riflessione va fatta per sapere esattamente quanti sono questi non iscritti e la loro composizione, la loro distribuzione sul territorio nazionale, tenuto conto che sono molte le ragioni, quasi tutte giudiziarie, per le quali si perde il diritto all’esercizio del voto in modo permanente o transitorio.

 

Degli aventi diritto, poi gli iscritti effettivi diventano 46 milioni, di cui 316 mila diciottenni, e quelli che sono andati a votare sono poco meno di 30 milioni. La media percentuale è del 64% con un 51% dei votanti della Calabria, segno che l’offerta politica è piaciuta davvero poco e la risposta è stata tiepida, al 72% dell’Emilia Romagna che da sempre ha un elettorato la cui partecipazione è alta e convinta, specie in questo caso dove la campagna politica della contrapposizione delle forze politiche avrà chiamato anche qualche elettore più stanco, in questa come in altre Regioni.

 

In termini numerici il non voto – sto a casa – significa 17 milioni di Italiani che non hanno trovato rappresentanza o non l’hanno neppure cercata come fanno da tempo. E qui un primo dato manca, i 316 diciottenni sono fra coloro che non si sono recati alle urne pur essendo il loro “primo giorno” da elettorato attivo? Quanto a coloro che stavano già alla seconda esperienza da elettori e oltre, difficile capire dai dati del voto la loro composizione, perché potrebbero esserci tanto gli anziani che i giovanissimi entrambi alla ricerca di un riconoscersi nelle proposte politiche, come anche l’età di mezzo (45/60 anni) che patisce gravemente la crisi economica e sociale in cui versa il Paese.

 

I poco meno dei 30 milioni che hanno votato hanno però mandato anche un altro segnale, di solito trascurato: le schede bianche: 530 mila schede bianche per lo scrutinio della Camera dei Deputati. In Sicilia sono il 5 % ovvero 112.519 schede bianche: gli elettori si sono recati alle urne ma non si sono espressi, è il caso di dire hanno messo la penna sul banco e probabilmente proseguiranno in questo loro modo di rappresentare il dissenso per l’offerta politica presentata. Seguono gli elettori della Valle d’Aosta, con il 3,7% ovvero 2.229 schede bianche, e la Basilicata con il 2,9 %. Le schede bianche andrebbero aggiunte come analisi politica ai 17 milioni che stanno a casa non essendo dissimili le ragioni del non-voto; l’unica differenza è l’esercizio, in un caso c’è nell’altro no.

 

E poi viene il dato dello spoglio delle schede per la Camera dei Deputati. Qui la questione come si sa è in fieri, l’unico raffronto possibile è quello tra i voti attribuiti e i votanti, (premesso che il caso del votante che si reca alle urne ma non ritira la scheda è rarissimo) che dovrebbero essere tutti coloro che hanno ritirato la scheda e l’hanno riconsegnata.  Se i dati sono corretti mancherebbero all’appello ben 1 milione e 200 mila voti, con una significativa presenza in Lombardia (195 mila voti), in Piemonte (101 mila) e in Sicilia (171 mila).  Da qui la difficoltà oggettiva di poter attribuire i seggi e la corretta composizione della Camera. Il sistema del voto e dello spoglio resta ancora farraginoso e questa incertezza dell’attribuzione del voto, il passare dei giorni senza la dovuta trasparenza sulle attività in corso, non giova certo alla causa di coloro che vorrebbero far tornare a votare i 17 milioni e mezzo di Italiani che ha deciso di stare alla finestra o con la penna sul tavolo.