L’UE, questo autunno, prevede di avviare un esercizio di introspezione senza precedenti, sia per le dimensioni del progetto che per il drammatico scenario sanitario, sociale ed economico in cui si svolgerà. La cosiddetta Conferenza sul Futuro dell’Europa, rimandata come tante iniziative a causa del covid-19 e che ora acquista rilevanza proprio a seguito dell’emergenza sanitaria, partirà nel mezzo della più grande pandemia subita dal Vecchio Continente negli ultimi 100 anni . L’obiettivo è quello di aprire un ampio spazio di dibattito a lungo termine, della durata massima di due anni, al quale partecipano politici, esperti e semplici cittadini.

La Commissione Europea, il Parlamento Europeo e la Presidenza tedesca dell’Ue stanno già negoziando una dichiarazione comune per lanciare, entro ottobre, le delibere per una grande trasformazione europea. L’obiettivo della vasta operazione di consultazione, deliberazione e proposta di riforma è quello di adattare l’UE a uno scenario caratterizzato dalla sua prima scissione (Brexit), da sfide globali come il cambiamento climatico o le pandemie e da un’instabilità globale che colpisce i paesi vicini (Russia e Turchia, Medio Oriente, Maghreb o Sahel).

I cambiamenti a medio e lungo termine saranno molto ampi. E dovrebbero, almeno così la pensano i promotori, riuscire a realizzare una politica economica e fiscale comune o condivisa, l’incorporazione di un protocollo sui diritti sociali e la creazione di un ministero degli Esteri europeo.