L’UNICO VOTO UTILE È QUELLO PER IL PROPRIO PARTITO.

È inaccettabile la discriminazione che proviene a monte da un pregiudizio ideologico. Ciò avviene quando il concorrente politico non è mai un avversario da combattere, ma è sempre un nemico da distruggere ed annientare. Riflettere allora su chi invoca il “voto utile” non è una perdita di tempo o un semplice dettaglio nella nostra vita politica. È, invece, una riflessione importante perchè evidenzia chi ha una concezione liberale e garantista della democrazia e delle istituzioni.

C’è un solo “voto utile” nella democrazia: ed è quello che il cittadino/elettore consegna al proprio partito. È una regola banale e persin elementare dove non vale neanche la pena di approfondirla in termini scientifici o politologici talmente è scontata. Eppure ogni giorno continuiamo ad ascoltare appelli e commenti ridicoli, se non addirittura grotteschi nonchè ipocriti, che indicano come “voto utile” quello che solo e soltanto che viene dato al proprio partito e, soprattutto, “contro” gli altri partiti. Il caso più eclatante nel merito riguarda, come da copione, il comportamento concreto del Partito democratico. Non passa giorno dove non solo la sinistra indica nell’attuale centro destra – nel caso in cui vinca le elezioni – un pericolo mortale per la nostra democrazia e per continuare a conservarla inventando il solito e ormai collaudatissimo rischio del ritorno del fascismo con l’irruzione di svolte illiberali e governi autoritari. No, in questa occasione il “voto utile” per la sinistra è anche quello dato contro il “Terzo polo” di Renzi e di Calenda e, naturalmente, contro tutti quelli che mettono in discussione la vittoria della sinistra. O meglio, per essere più precisi, contro tutti quelli che possono causare la disfatta politica ed elettorale della sinistra e dei suoi pochi compagni di viaggio.

Ora, ci sono almeno due condizioni di fondo che spiegano questa strana concezione della democrazia. E cioè, da un lato persiste la presunzione che l’unica strada possibile per garantire la democrazia nel nostro paese e dare efficacia all’azione di governo consiste nel dare il voto alla sinistra e, nello specifico, al Partito democratico. Dall’altro lato rimane intatta la concezione tardo comunista della cosiddetta “superiorità morale” della sinistra rispetto a tutti gli altri attori politici. Una “superiorità morale” che nel corso della storia democratica del nostro paese è stata scagliata contro gli avversari politici di turno. Per molti decenni contro la Democrazia Cristiana e quasi tutti gli statisti e i leader di quella straordinaria stagione politica e di governo e poi, come da copione, contro tutti quei partiti e quei leader che attraverso il libero voto dei cittadini mettevano in discussione il ruolo, la funzione e il potere della sinistra nelle sue multiformi espressioni. 

Una prassi e una deriva che sono strettamente connaturate alla storia politica e culturale della sinistra italiana e che, malgrado lo scorrere delle stagioni storiche, il cambiamento dei partiti e delle stesse classi dirigenti, regge nella sua integrità e nel suo nucleo essenziale. Pertanto, e di conseguenza, chiunque ambisca ad un ruolo di governo e che soprattutto riscuota consensi massicci nella pubblica opinione, è destinato ad entrare nel mirino della sinistra e ad essere oggetto di scherno e di dura contestazione sui “fondamentali” del nostro impianto democratico. Così è stato per la lunga e seppur contraddittoria stagione berlusconiana; così è stato per Salvini; così è stato paradossalmente per Renzi e così è – e non poteva essere altrimenti – per Giorgia Meloni. In altre parole, il concorrente politico non è mai un avversario da combattere ma è sempre un nemico da distruggere ed annientare.

Da questa concezione deriva la semplice conseguenza del cosiddetto “voto utile”. Un voto, cioè, che ha un senso solo se viene dato al proprio partito. E chiunque lo metta in discussione – centro destra o Terzo Polo che sia non fa alcuna differenza – diventa necessariamente un avversario/nemico che si fa portatore di un voto inutile se non addirittura nocivo per la democrazia, le istituzioni e quindi anche per l’azione di governo. Ecco perchè riflettere su chi invoca il “voto utile” non è una perdita di tempo o un semplice dettaglio nella nostra vita politica. È, invece, una riflessione importante perchè, ancora una volta, evidenzia chi ha una concezione liberale e garantista della democrazia e delle istituzioni e chi, al contrario, conserva un impianto egemonico, arrogante e moralistico della stessa democrazia e delle medesime istituzioni.