Ieri il governo Conte ha approvato, con molta enfasi, dopo non poche tensioni nella stessa maggioranza, il decreto liquidità Italia. Si tratta di una cifra imponente: ben 400 miliardi di euro, pari al 25 per cento del Pil.
Viene fatto riferimento a due Istituti e strumenti: i Confidi e la Sace.
Fanno parte dell’armamentario economico costruito dalla Dc durante le varie fasi del governo del  Paese, per favorire le esportazioni e il credito alle PMI e la crescita del Paese. Entrambi questi strumenti furono inventati negli anni sessanta e settanta, poi affinati nei decenni successivi.
Del resto analogo apprezzamento pubblico è venuto ieri sera in tv dal filosofo Massimo Cacciari che riconosceva esplicitamente il valore degli uomini della Prima Repubblica rispetto allo scenario sotto i nostri occhi.
Quale è il pericolo che abbiamo di fronte? La preoccupazione è che quello che è successo all’INPS con il sito paralizzato dall’enormità dei collegamenti informatici, possa riprodursi nella applicazione del decreto liquidità, quindi sul versante bancario, che procedure farraginose possano creare disagio e poi malessere sociale, che molte aspettative possano andare deluse. Le banche però non sono  istituti di beneficenza. Devono tutelare i risparmi dei depositanti. Devono rispettare i vincoli di bilancio, che non possono essere elusi.
Il nodo del merito del credito resta seppure per una percentuale bassa, ma comporterà conseguenze sulle istruttorie che non avranno percorsi agevoli. Dunque evitiamo facili illusioni.
C’è bisogno di procedure snelle e rapide se si vuole raggiungere l’obiettivo di assicurare la liquidità alle imprese, dietro le quali ci sono i lavoratori, gli occupati e le loro famiglie,  nonchè la tenuta del tessuto economico e sociale del Paese.
Quanto alla dimensione dello stock finanziario messo sul tavolo si tratta di debito che si aggiunge ad altro debito, in attesa che l‘UE decida come intervenire e come affrontare la crisi epidemica che colpisce tutti.
In ogni caso il decreto liquidità dovrà passare al vaglio del Parlamento e in virtù dello sforamento del Bilancio richiederà una maggioranza qualificata. Li si vedrà se il testo sarà rispondente alle attese dei cittadini che dei rappresentanti delle forze sia della maggioranza che delle opposizioni, perché sulle prospettive della tenuta del Paese non si può giocare!