Articolo già apparso sulla rivista “La civiltà cattolica” a firma di Kevin T. FitzGerald
La modifica del genoma umano è solo l’ultima tecnologia che l’umanità ha sviluppato con le capacità che ha ricevuto da Dio. Si determina l’enorme responsabilità di stabilire se, quando, come e perché dovremmo o non dovremmo impiegare questa tecnologia. Il mondo è pronto a fare suoi i benefici e a scongiurare i possibili danni del nostro rapido progresso tecnologico?
Tra i documenti della Chiesa, l’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede Dignitas personae è quello che più direttamente è stato dedicato alla terapia genica. Malgrado la notevole attenzione che essa ha rivolto agli interventi genetici nel momento in cui è stata scritta, circa dieci anni fa, i recenti progressi nel campo della genetica, dell’epigenetica e della manipolazione genetica sembrano offuscare alcune delle distinzioni tradizionali sostenute nel documento, come per esempio quella tra terapia e potenziamento.
Non è facile porre una linea di demarcazione tra ciò che si potrebbe considerare una correzione di difetti genetici umani e ciò che costituirebbe in effetti un tentativo di spingere gli esseri umani oltre gli attuali limiti, o tra la «normalità fisiologica» e l’anomalia.
Un caso di scuola. Se gli studi clinici procederanno come previsto, potrebbe rendersi finalmente disponibile su vasta scala un trattamento genetico per guarire i malati di AIDS dalle loro infezioni. Se e quando ciò accadrà, non verrà forse richiesto l’utilizzo del medesimo trattamento, come misura «preventiva», per altre persone potenzialmente a rischio di contagio? Come decidere chi dovrebbe accedere a tale trattamento e chi invece no, dal momento che chiunque diventasse immune all’HIV ne trarrebbe vantaggio? E a chi spetterebbe la responsabilità di prendere una decisione del genere?
È chiaro che c’è bisogno di un ampio dibattito pubblico sulla modifica del genoma umano, coinvolgendovi quante più persone possibile; e includendo tutti i diversi campi di indagine che contribuiscono alla comprensione di noi stessi, cioè la filosofia, la teologia, il diritto, l’economia, la storia, la sociologia, la psicologia, la letteratura, le arti, le scienze politiche e le scienze naturali.
Un potenziale contributo della Chiesa cattolica è la sua attenzione al primato e alla dignità di tutte le vite umane – dal concepimento fino al momento della loro dissoluzione organica o morte – che allevia la tensione e la polemica rispetto alla decisione su quale vita abbia valore, cioè sia degna di continuità e di cura. Ci si dovrebbe concentrare su come meglio prendersi cura di ogni individuo. Invece di stabilire criteri arbitrari, l’accesso alle esigue risorse andrebbe riservato innanzitutto a coloro che ne hanno più bisogno.