La sfida dell’uomo politico, e dell’uomo in generale, è vivere il proprio tempo. L’azione, la scelta, sono sempre rivolte all’oggi, al momento attuale. Ciò suonerà scontato, eppure sembra che da un po’ si vada sbandierando immagini svuotate di senso, simboli morti, categorie inutili, magari trasposte maldestramente nel presente da un passato mitico in vista di un’idea di futuro vaga e confusa. Non mi riferisco soltanto alle ultime eclatanti esposizioni di simboli religiosi. Il vero dramma della politica attuale è il continuo stallo, dovuto a uno strutturale rifiuto del tempo presente, che è «alienato» e trasfigurato in sensazionali quanto sommari slogan o in vecchie e sbiadite ricette. Il tutto, appunto, nel segno di una alienazione, una astrazione dalla realtà concreta e vivente, in nome di un «punto di vista», di una parte, che pretende di detenere «la» soluzione, di incarnare l“«Italia migliore».

Al contrario, appare ormai evidente, per chi sa leggere gli eventi, che il momento richiede un enorme sforzo di visione d’insieme, a livello nazionale e internazionale, visione che a sua volta non può prescindere da un passo indietro rispetto a faziose prese di posizione, una maggiore sensibilità e responsabilità rispetto al bene comune. Comune, cioè non quello che una parte ritiene sia il bene «generale», «dei più», o «dei migliori». Comune, cioè prioritariamente rivolto all’insieme, innanzitutto nel prendere le cruciali decisioni macroeconomiche e internazionali e nell’attenta revisione dei meccanismi democratici e dell’intervento dello Stato sul territorio.

In questo quadro le associazioni politiche di ispirazione cattolica hanno una capacità specifica e dunque un compito particolare. La capacità è appunto quella visione d’insieme, che riabiliti e rifondi la mediazione come stile fondamentale del fare politica, rilanciando un dialogo costruttivo con tutte quelle forze anche laiche che da tempo non si sentono rappresentate. Il compito è cambiare passo. Decidersi per una visione condivisa innanzitutto sui temi specifici della legge di bilancio, della visione di Europa, della riforma elettorale e delle autonomie locali, organizzare nei prossimi giorni almeno quattro incontri costitutivi di linee programmatiche su tali temi (ad esempio su «nuove politiche distributive», «nuova concertazione europea», «nuova democrazia partecipativa» e «nuovo ruolo dello Stato sul territorio»). Definita una linea precisa, si tratterà di proporla, lottare democraticamente per farla condividere e mettere in pratica dall’intera comunità.

Questo compito è diretta conseguenza dell’eredità cattolico-democratica e non semplice allarmismo della contingenza. Occorre agire e compiere oggi ciò che naturalmente la nostra storia e il nostro convincimento ci suggeriscono. Bisogna farlo al giusto ritmo, senza perdere tempo per paure o tatticismi. E bisogna farlo insieme, uniti pur nella diversità di provenienze, innanzitutto lavorando per una struttura organizzativa comune fra chi ha già condiviso (Costruire Insieme, Politica Insieme e Rete Bianca) un primo passo e altri che ne vogliano far parte, dentro e fuori del mondo cattolico, pena l’affievolirsi del potenziale carico di speranza dell’attuale esigenza. Tale struttura al principio dovrà essere in fieri, aperta, e sfruttare la sua dialettica democratica interna, senza nessun verticismo, per elaborare le serie proposte di cui ha bisogno la comunità Italia nel momento presente e nella prefigurazione del suo futuro possibile.

Il tempo si è fatto breve, occorre rispondere con intelligenza e coraggio.

*Dante Monda, Coordinatore nazionale Rete Bianca