E’ stato il ministro della Giustizia, William Barr, ad annunciare le accuse formulate dalle corti di New York e Miami: cospirazione con una organizzazione terroristica per inondare gli Stati Uniti di cocaina e usare la droga come arma per minare la salute degli americani. Favorire il traffico di cocaina dalla Colombia agli Stati Uniti, grazie all'”alleanza” tra governo venezuelano e le rinate Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Inoltre il Venezuela avrebbe sostenuto il gruppo militare libanese di Hezbollah.

“Il regime di Maduro – ha commentato Barr – è inondato da corruzione e criminalità”. Con il presidente sono stati incriminati altri dirigenti del governo, dal direttore dell’Intelligence venezuelana al generale dell’esercito, fino al ministro dell’Industria.

Secondo la procura di Miami, alcuni membri del governo venezuelano avrebbero riciclato il denaro sporco in Florida, investendo in proprietà immobiliari. Secondo Washington i ribelli colombiani “hanno ottenuto il sostegno del regime di Maduro, che sta permettendo loro di usare il Venezuela come un rifugio sicuro dal quale possono continuare a condurre il loro traffico di cocaina”.

Era da trentadue anni che il dipartimento di Stato americano non accusava un capo di stato straniero: l’ultima volta era avvenuto nell’88, quando era toccato al leader panamense Manuel Noriega, accusato di essere un narcotrafficante in combutta con il cartello colombiano di Medellin.