NO ALLA TRAPPOLA DEGLI “OPPOSTI ESTREMISMI”. OCCORRE RESPINGERE LA RADICALIZZAZIONE DEL CONFRONTO ELETTORALE.

 

C’è la speranza concreta che il Centro che si va formando nel nostro paese contribuisca in modo decisivo a spezzare una logica che già nel passato ha provocato una moltitudine di guai. Sotto il profilo politico, culturale, democratico e anche etico.

 

Giorgio Merlo

 

Negli anni ‘70 si chiamavano “opposti estremismi”. Erano, cioè, tutti coloro – partiti, esponenti politici, intellettuali, giornalisti, opinionisti – che si collocavano al di fuori di una cultura di governo e soprattutto di una vera, autentica e credibile cultura democratica. Una prassi, e una deriva, che nel nostro paese non sono mai stati archiviati definitivamente ed irreversibilmente. Al punto che lo stesso sistema maggioritario italiano – una prassi normale e del tutto fisiologica in molti altri paesi europei – si è trasformato progressivamente in una sorta di voglia di annientamento e di distruzione dell’avversario/nemico politico. Ovvero, una radicalizzazione della lotta politica che non è affatto compatibile con un normale e civile confronto politico, culturale, sociale e anche istituzionale.

 

Ora, per fermarsi alla situazione odierna, non possiamo non registrare che il cosiddetto confronto elettorale si ispira, seppur in versione aggiornata e corretta, alla logica e alla prassi diabolica degli “opposti estremismi”. Per fare un solo esempio politico e storico, si tratta dell’esatto opposto di ciò che per decenni ha praticato e declinato concretamente la Democrazia Cristiana. E, pur di fronte ad uno scontro politico senza sconti, l’obiettivo della Dc non è mai stato quello di distruggere o di annientare l’avversario/nemico politico. Certo, la sinistra italiana ha sempre avuto nel suo DNA la tentazione di distruggere il “nemico” politico. O per via politica o per via giudiziaria. A cominciare, come ovvio, dalla esperienza concreta e tangibile della prima repubblica. Un vizio che resiste tuttora se è vero, com’è vero, che il Pd – ultimo erede della lunga tradizione Pci/Pds/Ds – individua nell’attuale centro destra il nemico per eccellenza da battere al punto che persiste nel dibattito quotidiano l’ormai eterno rischio del “ritorno del fascismo”.

 

E, specularmente – seppur in minor misura – non mancano gli attacchi dei settori più oltranzisti della destra alla sinistra sugli effetti nefasti “dell’ideologia comunista”. Anche su questo versante non possiamo non registrate un vecchio ritornello che evidenzia l’irriducibile volontà di distruggere il nemico politico attraverso la strada dell’anatema e dell’odio politico.

 

Ecco perché, forse, è giunto il momento per ripristinare una clima politico che respinga definitivamente al mittente ogni forma di radicalizzazione del conflitto politico, di estremizzazione del dialogo parlamentare e, in ultima analisi, di voglia di ripristinare la sub cultura degli “opposti estremismi”. C’è la speranza concreta che il Centro che si va formando nel nostro paese contribuisca in modo decisivo a spezzare una logica che già nel passato ha provocato una moltitudine di guai. Sotto il profilo politico, culturale, democratico e anche etico.

 

Altroché la volontà di distruggere politicamente l’avversario/nemico. Qui si tratta di recuperare, sino in fondo, quei principi e quei valori che sono alla base del nostro ordinamento democratico, pena la riproposizione di un clima e di un quadro politico sempre più preoccupante ed inquietante sotto il profilo democratico e costituzionale.