In base al rapporto di collaborazione tra le due testate, Il Domani d’Italia e Orbisphera, pubblichiamo il testo integrale dell’editoriale di Antonio Gaspari, direttore di Orbisphera.

«La Chiesa è e resta forte ma il tema della corruzione è un problema profondo, che si perde nei secoli. All’inizio del mio pontificato andai a trovare Benedetto. Nel passare le consegne mi diede una scatola grande: “Qui dentro c’è tutto – disse –, ci sono gli atti con le situazioni più difficili, io sono arrivato fino a qua, sono intervenuto in questa situazione, ho allontanato queste persone, e adesso… tocca a te”. Ecco, io non ho fatto altro che raccogliere il testimone di Papa Benedetto, ho continuato la sua opera».
Così Papa Francesco ha risposto a Gian Marco Chiocci, giornalista dell’agenzia AdnKronos, alla domanda su cosa sta accadendo dentro alle mura della città del Vaticano e più precisamente nella Curia Romana.
Per cercare di spiegare come mai la corruzione è presente nella storia della Chiesa, Bergoglio ha detto: «La Chiesa è stata sempre una “casta meretrix”, una peccatrice. Diciamo meglio: una parte di essa, perché la stragrande maggioranza va in senso contrario, persegue la giusta via. Però è innegabile che personaggi di vario tipo e spessore, ecclesiastici e tanti finti amici laici della Chiesa, hanno contribuito a dissipare il patrimonio mobile e immobile non del Vaticano ma dei fedeli. A me colpisce il Vangelo quando il Signore chiede di scegliere: o segui Dio o segui il denaro. Lo ha detto Gesù, non è possibile andare dietro a entrambi».
Il Papa ha quindi ricordato sua nonna che non era una teologa, ma «a noi bambini diceva sempre che il diavolo entra dalle tasche. Aveva ragione».
In merito alle critiche che gli vengono sollevate da qualche cardinale e prelato, il Papa ha risposto: «Non direi il vero, e farei torto alla sua intelligenza, se le dicessi che le critiche ti lasciano bene. A nessuno piacciono, specie quando sono schiaffi in faccia, quando fanno male se dette in malafede e con malignità. Con altrettanta convinzione però dico che le critiche possono essere costruttive, e allora io me le prendo tutte perché la critica porta a esaminarmi, a fare un esame di coscienza, a chiedermi se ho sbagliato, dove e perché ho sbagliato, se ho fatto bene, se ho fatto male, se potevo fare meglio. Il Papa le critiche le ascolta tutte dopodiché esercita il discernimento, capire cosa è a fin di bene e cosa no. Discernimento che è la linea guida del mio percorso, su tutto, su tutti. E qui sarebbe importante una comunicazione onesta per raccontare la verità su quel che sta succedendo all’interno della Chiesa. Se nella critica devo trovare ispirazione per fare meglio non posso certo lasciarmi trascinare da ogni cosa che di poco positivo che scrivono sul Papa…».
«Alcuni dei critici sostengono che tra Bergoglio e Ratzinger ci sia della ruggine e punti di vista diametralmente opposti», ha osservato il giornalista.
Prima di rispondere Papa Francesco ha sorriso e poi ha detto: «Benedetto per me è un padre e un fratello, per lettera gli scrivo “filialmente e fraternamente”. Lo vado a trovare spesso e se recentemente lo vedo un po’ meno è solo perché non voglio affaticarlo. Il rapporto è davvero buono, molto buono, concordiamo sulle cose da fare. Benedetto è un uomo buono, è la santità fatta persona. Non ci sono problemi fra noi, poi ognuno può dire e pensare ciò che vuole. Pensi che sono riusciti perfino a raccontare che avevamo litigato, io e Benedetto, su quale tomba spettava a me e quale a lui».
«Alcuni sostengono anche che in questa battaglia Papa Francesco è solo contro tutti…», ha osservato ancora Gian Marco Chiocci.
Bergoglio ha risposto: «Esistono due livelli di solitudine. Uno può dire: mi sento solo perché chi dovrebbe collaborare non collabora, perché chi si dovrebbe sporcare le mani per il prossimo non lo fa, perché non seguono la mia linea o cose così, e questa è una solitudine diciamo… funzionale. Poi c’è una solitudine sostanziale, che non provo, perché ho trovato tantissima gente che rischia per me, mette la sua vita in gioco, che si batte con convinzione perché sa che siamo nel giusto e che la strada intrapresa, pur fra mille ostacoli e naturali resistenze, è quella giusta. Ci sono stati esempi di malaffare, di tradimenti, che feriscono chi crede nella Chiesa. Queste persone non sono certo suore di clausura».
Di fronte alle tante crisi interne ed esterne alla Chiesa il Papa ha dichiarato di non avere paura: «Non temo conseguenze contro di me, non temo nulla, agisco in nome e per conto di nostro Signore. Sono un incosciente? Difetto di un po’ di prudenza? Non saprei cosa dire, mi guida l’istinto e lo Spirito Santo, mi guida l’amore del mio meraviglioso popolo che segue Gesù Cristo. E poi prego, prego tanto… tutti noi in questo momento difficile dobbiamo pregare tanto per quanto sta accadendo nel mondo».