In modo tanto repentino quanto imprevisto, il 21 febbraio l’Italia ha registrato i primi casi di COVID-19 a carico di persone mai state in Cina e quindi contagiate sul territorio nazionale. Con rapidità, nel giro di pochi giorni, le persone positive al test sono diventate alcune centinaia, abbiamo iniziato a contare le prime vittime e a fare i conti con le “zone rosse” messe in quarantena nel lodigiano e nel padovano, con la chiusura di scuole, università e il blocco di manifestazioni sportive, culturali e persino religiose in ampie zone del Paese.

Niente di tutto questo era prevedibile quando, una settimana prima, abbiamo chiuso il numero di marzo di Aggiornamenti Sociali, il cui editoriale è dedicato proprio a una riflessione sulle dinamiche che il COVID-19 ha scatenato in ambito sanitario, economico e mediatico. Allora si trattava di un fenomeno che ci pareva di poter osservare tutto sommato “da lontano”, mentre oggi ne sentiamo con forza gli effetti direttamente sulla nostra pelle. Quello che allora valeva per i cinesi, riguarda oggi gli italiani, come alcune reazioni internazionali iniziano a mostrare.

Al netto del carico emotivo, che è indubbiamente cresciuto, le dinamiche di fondo restano però sostanzialmente le stesse. Per questo riteniamo interessante anticipare di qualche giorno la pubblicazione dell’editoriale di marzo – disponibile da oggi online sul sito internet di Aggiornamenti Sociali – intitolato «Nuovo coronavirus: a infezione globale, soluzioni condivise». Anzi, oggi capiamo ancora meglio quanto l’infezione sia davvero globale e quanto grande il bisogno di soluzioni condivise. Comprensibilmente il lettore non troverà nell’editoriale alcun riferimento alla situazione italiana e alla sua evoluzione, e dovrà quindi adattarne le parole al nuovo contesto, ma siamo fiduciosi che si tratti di un contributo utile a mettere a fuoco come vivere in modo maturo la situazione che il Paese sta affrontando. Ci sembra ancora più vero quanto scrivevamo nella conclusione: «Alla giusta dose di quarantena occorre saperne accoppiare una altrettanto giusta di collaborazione e solidarietà».