Fanno ammalare gli organoidi (cervelli in provetta) per trovare una cura che funzioni nella realtà sui piccoli pazienti colpiti da tumori cerebrali. Gli organoidi, creati a centinaia nei laboratori dell’Università di Trento, sono utili per comprendere i meccanismi genetici del cancro al cervello in età pediatrica e a trovare nuove cure per queste malattie ancora poco curabili. Il gruppo di ricercatori coinvolti nello studio ha sviluppato, in questo modo, un nuovo modello per studiare i tumori cerebrali nei primi anni di vita.

La ricerca, appena pubblicata sulla rivista Nature Communications, è stata svolta dall’Università di Trento, che ha coordinato un gruppo di ricerca che coinvolge, con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, anche Sapienza Università di Roma e l’Irccs Neuromed, Istituto neurologico mediterraneo, di Pozzilli (Isernia). Lo studio ha potuto contare sul sostegno della Fondazione Armenise-Harvard, di Fondazione Airc per la ricerca sul cancro e della Fondazione Caritro di Trento.

Gli organoidi sono stati utilizzati per ricreare dei tumori in laboratorio e i risultati aprono nuove prospettive nella ricerca contro i tumori al cervello poiché in futuro potrebbero permettere di produrre una grande quantità di tumori in laboratorio a costi ridotti rispetto alle precedenti tecnologie e perciò di effettuare screening ampi per valutare nuovi farmaci.

Il tumore al cervello è la prima causa di morte per cancro nei bambini. I tumori cerebrali sono patologie aggressive che necessitano di trattamenti multidisciplinari e integrati. Sebbene numerosi passi avanti siano stati fatti nel trattamento di queste malattie, i pazienti che guariscono possono presentare effetti collaterali a lungo termine che influiscono significativamente sulla qualità della vita. Quando poi il tumore si ripresenta a distanza di tempo, le terapie sono generalmente inefficaci. Il medulloblastoma, oggetto di studio di questo lavoro, è il tumore maligno del sistema nervoso centrale più frequente nei bambini. Oggi, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi di medulloblastoma si aggira intorno al 70%.

«Il Bambino Gesù – spiega l’oncoematologa Evelina Miele – ha contribuito in maniera sostanziale allo studio, grazie alla ultradecennale esperienza nel campo della ricerca e dell’assistenza sul medulloblastoma. In questo studio, frutto della collaborazione di prestigiose istituzioni italiane, i ricercatori dell’Ospedale Pediatrico della Santa Sede hanno permesso una migliore caratterizzazione degli organoidi tumorali sfruttando un potente strumento di diagnostica e di ricerca, il profilo di metilazione del DNA, a oggi disponibile in Italia solo presso i nostri laboratori».