Sempre divertente sentire lezioni sul centro da chi ha magnificato il bipolarismo per decenni. Il blocco sociale del terzo garantito, istruito, benestante, ha già una sua rappresentanza politica: il Pd, piaccia o non piaccia. La nuova offerta politica di cui parla Angelo Panebianco (sul Corriere della Sera di ieri, ndr) è tutta all’interno di quest’area.

Il problema del centro è di esser popolare, di ambire a intercettare gli interessi degli altri due terzi, per non consegnarli del tutto alla destra e al populismo a 5 stelle. Tanto per stare coi piedi per terra, l’aria che tira nel Paese, fuori dal circuito politico-mediatico non è la preoccupazione per il pericolo populista al governo, ma che i gialloverdi non lo siano abbastanza, o niente affatto, e che non stanno facendo l’unica cosa per cui sono stati votati: le politiche espansive per il rilancio del Paese, meglio con il consenso dell’Ue, ma anche in presenza di divieti e sanzioni. 

Un centro che si facesse portavoce dei fondamentali irrinunciabili per ridare respiro e slancio al Paese avrebbe uno spazio politico enorme e potrebbe evitare avventure politiche molto più gravi, che inevitabilmente si produrranno in caso di fallimento del governo gialloverde. È solo questione di volontà politica.

Mi sembra un punto molto importante, quello che molti enunciano in termini di ripresa o superamento, alternativamente, delle “identità” di partito. Certo, il PD si dichiara liberal- socialista e Zingaretti ne accentua il lato socialista. Eppure riesce benissimo a prendere i voti del centro, di quel che rimane della classe media, delle oasi sociali al riparo, per ora, dalla crisi. Il PD è il principale riferimento di questo blocco sociale. Se poi guardiamo alle politiche economiche di questo partito, soprattutto quelle realizzate, al di là dei proclami, dal 2011 al 2018, queste sono radicalmente di destra, in quanto hanno concorso ad affermare il primato della moneta sulla persona, sul lavoro e sulla democrazia in una misura che neanche i settori più a destra dei repubblicani americani mai si sognerebbero. 

Dunque, o si declina la politica del centro in senso popolare, costituzionale, sociale, di economia mista, di stimolo fiscale e di contestuali adeguati – sottolineo adeguati – investimenti per lavoro e sviluppo, con o senza il consenso euro-tedesco, oppure anche la proposta della Rete Bianca rischia di andare incontro al limite dell’impostazione di Panebianco: delineare un centro per una società dei due terzi garantiti che non c’è più, incapace di parlare ai due terzi in via di impoverimento che invece ci sono e che costituiscono la nuova questione sociale da cui deve ripartire il centro, specie se innervato di cultura politica cattolico-democratica, e da cui passano la tenuta della democrazia, della pace sociale nel Paese, e della stessa Unione Europea.