Pd, un partito sull’orlo del collasso: i numeri da incubo dei votanti nei circoli

L'Espresso è entrato in possesso della tabella con i dati sugli iscritti che hanno partecipato alle primarie regionali nel Lazio.

Scorrere la lista dei votanti del Pd equivale a calarsi in un film anni Settanta di Nanni Moretti, quelli dei dialoghi surreali tra compagni delusi. Circolo Atac, votanti tre; circolo Ferrovieri, votanti 5; circolo Cotral votanti 11; circolo Polizia, votanti 4; Circolo No borders, votanti 51; Circolo Sanità e ambiente, votanti 138 (record). «Porte e finestre del bagno blu!», direbbero estraniati i protagonisti di Ecce Bombo.

Ma non è un film, sono alcuni dei terrificanti dati delle votazioni dem nei circoli del lavoro (o tematici) di Roma, nella disfida pre-primarie tra Bruno Astorre e Claudio Mancini al ruolo di segretario regionale del Pd, dove alla fine si sono espressi 3.671 iscritti. Un piccolo ma significativo documento di cui siamo entrati in possesso e che racchiude, alla perfezione, il senso di un partito sull’orlo di un collasso.

Lo racconta l’Espresso, nel numero in edicola, con un viaggio nelle città che una volta erano cuori pulsanti del sol (si fa per dire) dell’avvenire, e che oggi rappresentano una fotografia di ciò che il Pd racchiude oggi.

Non solo a Roma, dove la federazione ha un conto in rosso di tre milioni di euro, ma anche nei circoli della Torino guidata dai Cinque stelle, e persino nel cuore di Bologna la Rossa – dove in dieci anni le sedi si sono ridotte da 136 a 98 e la festa dell’Unità si chiama ancora così ma perde qualcosa come 400mila euro a edizione (così nelle ultime due della provincia).

Tagli, iscrizioni in calo, qualche isola felice, elettori disamorati, classi dirigenti rinchiuse nelle filiere del consenso, dipendenti in cassa integrazione, conti che non tornano. E tanti, tanti circoli che chiudono. Saracinesche che non si alzano più. Finirà così anche il Pd?