Articolo già apparso sulle pagine del”Osservatore Romano a firma di Francesco Ricupero 

Si intitola «Umanità InInterRotta» l’itinerario di un gruppo di giovani, guidati da un sacerdote scalabriniano, che in questi giorni stanno attraversando alcuni Paesi europei per sensibilizzare le popolazioni sul dramma dei migranti. Zaino in spalla, padre Jonas Donazzolo, insieme a Paola Tellatin, Davide Pignata, Martina Cociglio, Milena Baretta, Simone Garbero, Valentina Scala, Miriam Casetta e la giovane fotografa Barbara Beltramello stanno facendo un viaggio attraverso i confini di terra della rotta balcanica, dalla frontiera tra la Siria e la Turchia fino all’Italia. Sono partiti il 6 settembre scorso da Gaziantep, in Turchia, e concluderanno il loro itinerario mercoledì 25 settembre a Trieste. 

L’iniziativa vuole essere «un grido di solidarietà nei confronti di quelle vite migranti sospese ai confini e spesso dimenticate dall’Unione europea», «un racconto di piccole scintille di speranza portate da coloro che, quotidianamente, si impegnano al loro fianco» e «una denuncia di diritti calpestati, di attese infinite e di tacite violenze, da diffondere presso le organizzazioni internazionali, gli enti, le associazioni, le scuole e la società civile europea». 

Quotidianamente sulla pagina Facebook di “Via Scalabrini 3” — il programma di animazione giovanile interculturale promosso dai missionari di san Carlo (scalabriniani) — il gruppo in cammino condivide foto, immagini, pensieri, riflessioni e aggiornamenti sull’itinerario. 

L’idea di «Umanità InInterRotta» — si legge nel sito viascalabrini3.com — nasce dal desiderio di farci migranti con i migranti, cercando in prima persona di accorciare le distanze tra chi, come noi, possiede un passaporto che ci apre ogni confine e possibilità e chi, invece, sogna l’Europa, ma trova solamente una via sbarrata da muri, respingimenti violenti e attese infinite in campi profughi o in insediamenti di fortuna. «Vogliamo percorrere i passi dei migranti nel loro cammino verso l’Europa, incontrando le persone e le comunità che vivono nelle terre di transito e conoscendo le buone pratiche di accoglienza e di inclusione messe in opera da chi, nonostante le difficoltà, cerca di aprirsi alla solidarietà e costruire ponti. Con il nostro racconto, testuale e audiovisivo vogliamo contribuire a dare voce alle vite bloccate ai confini e costruire percorsi di solidarietà anche attraverso il volontariato». 

«Più di una settimana fa — raccontano i giovani scalabriniani sulla pagina Facebook — atterravamo a Gaziantep, grande città a sud della Turchia, a poche decine di chilometri dal confine con la Siria. Lì un quarto della popolazione è composta da siriani: quasi 500.000 persone, un record in un Paese che è il primo al mondo per presenza di rifugiati. A Gaziantep abbiamo ascoltato storie e conosciuto persone, racconti di guerra, bombe, abusi, fuga, speranze per il futuro, ottimismo e pessimismo. Quale futuro per i siriani lì a due passi dal confine di uno Stato diviso tra potenze? Torneranno a casa quando finirà la guerra? La guerra finirà? O andranno in Europa o in America o in Australia?». 

I ragazzi hanno incontrato anche decine di Organizzazioni non governative che forniscono aiuti umanitari ai rifugiati siriani. A Kirsehir, una cittadina nel centro dell’Anatolia, hanno avuto il piacere di conoscere due missionarie comboniane inviate per stare accanto alle famiglie siriane. A Smirne, hanno parlato con i volontari di una ong che lavora con i migranti nel quartiere Basname. Questa è la zona in cui ci si accorda con i trafficanti per attraversare il mare e arrivare in Grecia. Rischiando la vita. «Abbiamo lasciato la terra turca anche noi sul mare — dicono — ma su di un comodo traghetto turistico, con in mano i nostri passaporti che ci hanno portati in meno di un’ora sull’isola di Samos, in Europa». 

Dopo Gaziantep, Kirsehir, Smirne (Turchia), Samos, Atene, Salonicco (Grecia), e Skopje (Macedonia) Belgrado (Serbia), Sarajevo, Velika Kladusa e Bihać (Bosnia ed Erzegovina), padre Jonas insieme a Paola, Davide, Martina, Milena, Simone, Barbara, Valentina e Miriam andranno a Zagabria (Croazia), Lubiana (Slovenia), e infine a Trieste.