La pandemia ed il lockdown ci hanno obbligato, ob torto collo, a riflessioni e comportamenti virtuosi, che come cittadini, manager, imprenditori dobbiamo mettere a reddito e non disperdere.

 I valori che alcuni già stanno dimenticando, su cui invece può fondarsi il comportamento individuale ed aziendale, possono riassumersi in un acronimo: DIECI

D come DEDIZIONE

Abbiamo rivalutato, ammirato ed esaltato i mestieri “utili”, quelle delle infermiere, dei medici, dei volontari, degli insegnanti a distanza, delle madri e dei padri (soprattutto le prime) in bilico tra smartworking e gestione dei figli chiusi in casa. In generale abbiamo apprezzato, e la recente indagine Istat sulla “reazione dei cittadini al lockdown” lo dimostra, tutte quelle figure professionali che si sono donate con generosità ed hanno messo a disposizione della collettività il loro saper fare e la loro abnegazione. L’istat registra un indice di fiducia altissimo ( 9 in una scala da 1 a 10) per professionalità meno glamour e probabilmente meno pagate degli pseudo-nuovi mestieri che andavano di moda ante-covid (pensiamo a c.d. influencer) ma sicuramente più preziose e nobili. Dovremo avere  quindi le idee più chiare quando consiglieremo le discipline socialmente utili quale percorso di studio ai nostri figli e quando, come manager o imprenditori , valuteremo i risultati delle risorse aziendali , l’attitudine alla dedizione dovrà rimanere un fattore di scelta del personale e un elemento di merito e di premio.

I come INFORMAZIONE

Siamo tornati ad informarci a fondo e su fonti accreditate e non più solo di sfuggita e  solo sui social network. Durante il lock down hanno parzialmente recuperato i quotidiani, soprattutto i locali, non ovviamente i giornali sportivi, Abbiamo avuto fame di capire in tempo reale quello che succedeva nella nostra regione, nel paese e nel mondo. Cultura, curiosità, confronto devono rimanere pilastri su cui si fondano i piani per la ripartenza, che nel mondo aziendale vogliono dire analisi di scenario, scouting, benchmarking, formazione e continuous learning,nel mondo sociale vogliono dire confronto e contraddittorio costruttivo.

E come ETICA

La maggior parte della popolazione ha capito  , forse perché spaventata, l’importanza del rispetto del prossimo e delle regole.  Ligi alle nuove regole, gli italiani hanno modificato le loro abitudini. A cominciare dalla più semplice: lavarsi le mani. Secondo il report dell’Istat sulla «Reazione dei cittadini al lockdown», i cittadini lo fanno circa 12 volte al giorno. E altre 5 volte usano il disinfettante e nel 90% dei casi hanno rispettato il distanziamento di 1 metro. L’educazione civica, comportamentale ,il rispetto  di processi e procedure non deve limitarsi alle misure di prevenzione, sanificazione, distanziamento sociale ma deve diventare un modus operandi di privati , manager ed imprenditori. L’attenzione all’ambiente, alla sostenibilità ,al welfare dovrà far parte del DNA delle aziende. Dovranno crescere le  Business Corporation, ovvero quelle aziende che decidono di fare impresa  e certificarsi  “B-corp”, unendo alla attività economica il perseguimento di un impatto positivo su persone e ambiente. 

C come COMPETENZA

Formazione, curriculum , preparazione, sudore e gavetta devono tornare di moda rispetto all’improvvisazione della classe dirigente politica e manageriale degli ultimi anni. Occorre rivalutare l’importanza di aver studiato , di vantare esperienza per essere all’altezza di fronteggiare le situazioni più difficili, le scelte e le decisioni sociali , economiche e aziendali dei piani di ripartenza. Non a caso da più parti si auspica alla guida dell’azienda Italia, Mario Draghi , massimo esponente della Competenza , figura non schierata ma riconosciuta bi-partisan per gestire la FASE 3 e massimizzare le risorse che avremo a disposizione. E anche nel mondo aziendale, privato o pubblico, la preparazione e la capacità devono prevalere su logiche di fiducia e di obbedienza. 

I come INNOVAZIONE

L’innovazione è quanto mai necessaria per gestire il prossimo futuro e per trovare nuove strade di sviluppo, efficienti e d efficaci. L’innovazione però deve essere Utile e non fine a se’ stessa e  con un giusto time to market ( basti pensare ad Immuni…). L’innovazione può essere” hard” ovvero tecnologica e qui le competenze sono condizione non sufficiente ma sicuramente necessaria per scegliere le soluzioni adeguate e valutare i modelli di business profittevoli, ma può essere anche “soft” ovvero di pensiero di marketing per trovare nuovi modelli commerciali, nuove revenue stream o per ripensare i processi. Non c’è bisogno di essere una start up per fare innovazione, né c’è bisogno di un grande reparto di R&D, ma di curiosità, pensiero laterale, voglia di rimettere in discussione il modus operandi e poi rigore, metodo e eccellenza nell’execution.

Ogni azienda, pubblica o privata,  sta scrivendo le proprie DIECI ( o anche meno) priorità per la ripartenza: dalla revisione di costi ed investimenti alla ricerca di nuove revenue stream, dalla focalizzazione sul core business al ripensamento del modello commerciale, dalla ricerca di nuove forme di finanziamento a politiche di  cash recovery, dall’accelerazione della digitalizzazione all’adozione di strumenti per lo smart working, dalla revisione dei processi in un’ottica di maggiore flessibilità alla revisione e messa in sicurezza della supply chain. L’importante però sarà redigere il piano per la ripartenza facendo tesoro dei valori di base imparati nel lockdown, interiorizzati nelle mission e vision aziendali. 

Che questo dolore ci sia utile. perché per ripartire non basta la sufficienza…..