Concorriamo alla costruzione del partito nuovo di centro. Consapevoli che il centro esiste se è un partito. L’ho scritto mille volte, specie negli ultimi mesi e, adesso, approfittiamo della tregua concessa dal governo Draghi, per dare consistenza politica al progetto. Da diverso tempo la Federazione Popolare DC , da un lato, e il gruppo degli amici raccolti attorno al “manifesto Zamagni” (in particolare “Insieme” di Giancarlo Infante e “Rete Bianca” di D’Ubaldo, Dellai e Merlo) sono impegnati nel tentativo di aggregare associazioni, movimenti e gruppi presenti a livello territoriale locale. Un tentativo tanto più efficiente ed efficace se, anche a livello parlamentare, fosse sostenuto dalla nascita di un gruppo parlamentare di centro: laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, ispirato dai valori dell’umanesimo cristiano, declinati per il nostro tempo dalla “ Laudato SI” di Papa Francesco, come si era anticipato nel Novembre scorso, all’incontro di St Vincent organizzato dall’amico On Gianfranco Rotondi.

Draghi, con grande sensibilità, ha chiamato a far parte del governo, quale sottosegretario alla presidenza del consiglio, con la delega a  coordinatore della politica economica, l’ On Bruno Tabacci, che considero una delle migliori espressioni del cattolicesimo politico democratico presenti nel Parlamento, unitamente a Gian Franco Rotondi, il quale non ha mai rinunciato a professare la sua origine culturale e politica democratico cristiana, pur collocandosi all’interno del partito di Forza Italia. Un partito inserito a pieno titolo nel PPE,  grazie alle sollecitazioni a suo tempo portate avanti da Sandro Fontana e don Gianni Baget Bozzo, su Silvio Berlusconi. Nel deserto delle culture politiche oggi presente in Italia, e nel fallimento conclamato dei partiti che hanno caratterizzato la lunga stagione seguita alla fine politica della DC, ciò che serve al Paese é il riemergere di quel grande fiume carsico della cultura cattolico democratica e cristiano sociale, oscurata dalla lunga stagione suicida della diaspora post democristiana (1993-2020).

Come ha lucidamente sostenuto Lorenzo Dellai, si tratta di favorire la ricomposizione di quanti sul piano locale si rifanno a quella lunga tradizione politica, costruendo, sin dalle prossime elezioni amministrative, liste unitarie in grado di riportare nelle istituzioni la cultura del popolarismo. Un processo che, a mio parere, andrebbe ancor più facilitato se anche a livello parlamentare nascesse un gruppo di centro nuovo come quello indicato. Due deputati come Tabacci, da un lato, e Rotondi, dall’altro, sarebbero i più qualificati esponenti e leader di tale progetto. Una prospettiva, d’altra parte, essenziale, per respingere le insorgenti nostalgie di leggi elettorali maggioritarie che, dopo le attuali gravi crisi del M5S e del PD, stanno prendendo corpo. Solo una legge elettorale proporzionale alla tedesca, con sbarramento, preferenze e sfiducia costruttiva, infatti, potrebbe favorire una diversa dislocazione delle forze politiche rispetto a quel bipolarismo forzato e innaturale della nostra storia nazionale, che ha segnato la lunga stagione della seconda repubblica, sino al suo epilogo finale nell’attuale “governo del presidente e dell’emergenza nazionale”.

Certo, per costruire un tale gruppo parlamentare servirebbe una ventina di deputati coraggiosi, i quali, ritrovandosi sui valori del popolarismo e dell’europeismo, potrebbero indicare anche alla periferia un riferimento strategico su alcuni punti programmatici in grado di offrire una nuova speranza all’Italia. Una speranza ai ceti medi produttivi e alle classi popolari da troppo tempo frustrati dalle illusorie offerte dei sovranismi e populismi di diversa estrazione, i quali, senza una rinnovata offerta della cultura del popolarismo, potrebbero rifugiarsi, come è accaduto in un’altra fase tragica della nostra storia, nell’estremismo della destra o nella rassegnata diserzione politica ed elettorale.

Tabacci e Rotondi riusciranno nell’impresa? Toccherà anche agli amici Gargani, Infante e D’Ubaldo, favorire il progetto, sostenendolo con una proposta politico programmatica unitaria all’altezza dei bisogni dell’Italia.