Il gran pasticcio ha come titolo: la prescrizione. Il governo sembrava essere quasi arrostito. E Matteo Renzi è un cuoco sopraffino. L’opposizione non poteva avere un alleato più abile. Infatti, Giuseppe Conte è quasi pronto per essere servito sul piatto. Una pietanza gustosissima per Salvini e la Meloni. Berlusconi è in dieta.

Non vi nascondo che io mi metto tra quelli che guardano con sospetto il provvedimento del Ministro Alfonso Bonafede. Non sono sicuramente tra quelli che passano per essere definiti forcaioli. Anzi, al cappio presentato nel 1993 nella Camera dei Deputati, ho, come molti di voi, avuto una cattiva sensazione. Pertanto potete sicuramente inserirmi nel registro dei garantisti. Perché ritengo che non sia giusto limitare i diritti soprattutto a quelli che fino a prova contraria sono pur sempre innocenti.

Renzi quindi, porta agli estremi le sue posizioni. Diserta, con le sue ministre, la sede istituzionale principale: il Consiglio dei Ministri. Fatto non da poco. Sembra quasi un proclama d’ostilità. Dichiarato e consumato in gran spavalderia. Però, devo mettermi anche dall’altra parte. Cerco infatti un equilibrio che permetta di porre all’attenzione entrambe le parti in commedia. Da quanto si legge, di riunioni, su questa vicenda, ne hanno fatte a un’infinità. E, da quanto si legge, Bonafede ha fatto un passo indietro, come un passo indietro lo hanno fatto anche le altre forze governative. Ieri, il Consiglio dei Ministri ha varato la proposta di una riforma complessiva della giustizia. E all’interno di questa è stata inserita la vicenda della prescrizione, vicenda comunque modificata rispetto alla legge vigente.

Se così stanno le cose, la lotta è squisitamente politica. Renzi ha dimostrato di non digerire il suo vecchio partito, al pari del movimento 5Stelle e del gruppetto di LeU. Lo chiamerei persino coraggioso. Sono quasi tentato di dargli questo appellativo. Ma poi, riflettendoci sopra, non spendo quella parola per il fiorentino. Infatti, potrebbe essere definito tale, se la sua azione comportasse una chiusura anticipata nelle Camere. Non è così, è troppo facile giocare, sapendo di avere una doppia protezione. Si lancia sul versante delle ostilità perché è protetto dagli eventi. Con il referendum alle porte, il 29 marzo saremo chiamati ad esprimerci sullo stesso. Con la matematica certezza che vinca il si, vale a dire il mantenimento della legge che abbassa le due camere di di 345 tra Senatori e Deputati, sarà necessario, anzi indispensabile, riscrivere la legge elettorale.

Conclusione, fino a giugno elezioni non si possono fare.

Seconda considerazione: visto che in Italia non si è mai votato in autunno, è altamente probabile, per non dire certo, che non si voterà nemmeno nel 2020. Non vi racconto, per non tediarvi, che cosa capiterà poi nel 2021.

Da tutto questo, si capisce come, in quei luoghi, si celebri al meglio il periodo che stiamo attraversando. Mancano solo frittelle, un buon calice di vino e un coloratissimo pugnetto di coriandoli. Tanto chiasso, solo perché siamo a carnevale.