Perché è necessario avviare una riflessione sui cinquant’anni di presenza organizzata dei cattolici a Roma.

 

Gli “Amici di Piazza Nicosia” hanno scelto di chiamare così la loro Associazione per dare un segno immediato – nella piazza era la sede del partito romano – della loro attenzione al grande fenomeno, ormai sedimentato storicamente, dell’impegno pubblico dei cattolici nella Capitale, specie sotto le insegne dello scudocrociato. Riportiamo di seguito il comunicato del gruppo promotore, mettendo a disposizione anche il documento elaborato a seguito di un lungo confronto interno.

 

Redazione

 

Il 3 Maggio, data scelta per il “battesimo” del documento da noi elaborato attraverso un confronto durato mesi, coincide con l’anniversario dell’attentato brigatista al Comitato romano. L’episodio sanguinoso risale al 1979. Lo scontro a fuoco sulla piazza coinvolse alcuni agenti della Polizia di Stato sopraggiunti in soccorso: Antonio Mea morì sul colpo, mentre Pierino Ollanu, ferito gravemente, ne seguì la sorte appena qualche giorno dopo, il 10 maggio. Un terzo agente, Vincenzo Ammirata, venne colpito dal fuoco dei terroristi ma fortunatamente si salvò.

Va ricordato che il Comitato romano della Dc si trasferisce da Via del Corso 337 (sede scelta all’indomani stesso della liberazione di Roma) a Piazza Nicosia 20 nella seconda metà del 1952, esattamente 70 anni fa. Poi gli uffici vennero spostati nell’adiacente immobile di Via dei Somaschi, ma nella memoria collettiva rimase impresso il riferimento a Piazza Nicosia. D’altronde le due unità immobiliari risultano accorpate grazie a una struttura ad arco che sormonta la stradina (Via dei Somaschi) di collegamento tra la Piazza e il Lungotevere Marzio.

Vogliamo anche memorizzare un dato altamente simbolico. Nel salone delle riunioni, al secondo piano del Comitato romano, faceva bella mostra un bassorilievo bronzeo in ricordo di Aldo Moro. L’opera, voluta dal segretario Aldo Corazzi e realizzata dall’artista Benedetto Robazza, per fortuna non è andata dispersa. Oggi, per effetto della donazione di chi ne aveva garantita fino a quel momento la tutela, è presente infatti all’ingresso dell’Aula Aldo Moro della sede di Bruxelles del Parlamemto europeo. La cerimonia ufficiale di scoprimento del bassorilievo si svolse il 24 febbraio 2016 alla presenza, oltre che di una folta e qualificata delegazione italiana, del Presidente del Parlamento Martin Schulz.

Dunque, a chiusura del documento (qui sotto in allegato) abbiamo scritto che intende essere l’invito a una ricerca di cui sono state tracciate solo le linee generali, con inevitabile approssimazione, tralasciando fatti e questioni che meritano più documentazione e più sforzo analitico.

La filosofia che anima lo scritto consiste essenzialmente nell’onesto tributo alla capacità di dialogo che la classe dirigente democristiana mise a disposizione di una politica inclusiva, volta a benefico della crescita e dello sviluppo della città.

Interi capitoli di questa ricerca dovranno riempire gli attuali vuoti, per adesso coperti dalla coltre di silenzi o censure.

La ricostruzione materiale della Roma uscita martoriata dalla guerra; il grande sforzo compiuto con le Olimpiadi del 1960, anche portando l’Eur a dignità di valido esempio di urbanizzazione; l’operazione del Piano Regolatore (1962-1965) per dare un assetto moderno alla realtà urbana; le trasformazioni che hanno interessato i servizi a rete, dagli ospedali alle scuole ai presidi sociali, dal risanamento delle Borgate all’allestimento di opere fondamentali, come i depuratori e la prima moderna gestione dei rifiuti; il modello (sobrio) di sostegno alla organizzazione dei Giubilei e gli interventi strategici per i Mondiali del ‘90, senza contraccolpi giudiziari (malgrado l’imminente di Tangemtopoli); il lavoro attorno al profilo internazionale di città «capitale europea e mondiale», a partire dal lontano gemellaggio esclusivo con Parigi; il profondo riassetto amministrativo, in specie con il decentramento circoscrizionale (oggi municipale); tutte cose, e non sono tutte, che possono e debbono perlomeno incuriosire, farsi materia di confronto culturale e politico, servire alla “lettura” dei problemi affrontati e alla formazione, indirettamente, di possibili strategie a venire.

L’unico impegno che prendono gli estensori del documento è aggiungere nel prosieguo del confronto, grazie all’auspicata disponibilità di interlocutori vicini e lontani, una più accurata verifica tematica, per grandi settori, al fine di stimolare un processo di chiarificazione sul ruolo svolto dalla classe dirigente cattolica.

Hanno elaborato e sottoscritto il documento

Franco Cioffarelli, Lucio D’Ubaldo, Pietro Giubilo, Elio Mensurati, Gabriele Mori, Massimo Palombi.

La Dc e i cattolici a Roma