Qualche settimana fa l’Avvenire ha dedicato una intera pagina alle quote rosa nei CdA delle imprese, evidenziando che si era finalmente raggiunto il 30% di presenze femminili ma che molto restava ancora da fare. Nei partiti e movimenti politici di area cattolica come siamo messi? In questi giorni di costituzione di federazioni e progetti politici per una nuova area cattolica il tema non solo non è affrontato nelle dichiarazioni di intenti ma neppure verificato nella composizione al proprio interno.

Una delle ragioni può essere la naturale avversione per la “quota” in se stessa, ovvero se la persona ha le qualità personali per agire in politica la differenza di genere non ha alcuna rilevanza. Un’altra è che al tema in sé non si presta la dovuta attenzione. Ma sono andata a guardare i sottoscrittori dei progetti in corso e la presenza delle donne è davvero esigua ed è così anche nello sbriciolato mondo delle sigle partitiche di area cattolica. Perché? Una ragione della presa di distanza delle donne che si concretizza in una mancata diretta partecipazione e si sostanzia in un silenzio che è più attesa che consenso o dissenso, è che nelle idee e proposte politiche non vi è un ruolo propositivo e partecipativo delle donne nella elaborazione delle tesi politiche.

In buona sostanza, checché ne dicano gli scienziati politici, la politica ha una sua distinzione di genere e si manifesta nell’elaborazione delle tesi. Mentre qui si assiste nella coniugazione delle politiche di settore, già definite nelle tesi, inclusive o meno delle questioni a cui le donne sembrano prestare più attenzione. Ma non è così che sta andando la società; e a ben guardare la sinodalità nella Chiesa è ben più avanti di quanto i partiti e movimenti di area cattolica siano loro stessi. Poiché dunque l’atteggiamento di pensiero nella fase di elaborazione è quello prevalente di “ritagliare” alle donne il ruolo di partecipazione alla vita politica nella posizione di elettorato attivo o passivo (elettrici o elette) ed è qui la vera e pesante questione della presa di distanza, si comprende bene come vi sia un “disinteresse” alla partecipazione nei luoghi del pensiero politico.

Quello che mi rammarica davvero è la scarsa attenzione morale e civile alla questione, che andrebbe posta ancor prima di ricercare il consenso pubblico ai progetti politici che si presentano al Paese.