Questo intervento appare senza dubbio coraggioso. L’autore, animatore del gruppo online dei cattolici democratci C3Dem, mette il dito nella piaga. Le parrocchie si sentono impreparate e impaurite di fronte a ogni iniziativa che riguardi la politica; è un compito non consueto e che appare superiore alle loro forze, anche perché occasione di gravi contrasti intra-comunitari che sembra opportuno evitare. D’altra parte, non affrontare questi problemi costituisce una vera colpa, anche grave: significa infatti non mettere i cristiani nella condizione di vivere da cristiani nella loro condizione.

Il vangelo è una realtà trascendente, ma gli uomini e i popoli vivono nella storia e dunque è necessario per la chiesa e per i cristiani essere dentro questo mondo.

E’ anche il messaggio di Gesù nell’ ultima sua preghiera, quando dice degli apostoli che “non sono del mondo, ma sono nel mondo”.

L’intera storia del cristianesimo è una storia che vede costantemente intrecciati lo sviluppo della società politica e lo sviluppo della presenza e dell’espressione della chiesa, a volte in conflitto a volte in forme pacifiche, ma sempre influenti uno nei confronti dell’altro.

Il contributo che la comunità cristiana ha dato alla civiltà in ogni campo rappresenta un’opera culturale immensa; se l’età moderna tende a dimenticarlo, non è difficile, per chi vuole, vederne il suo rilievo anche attuale, magari attraverso opere secolarizzate.

Anche la storia italiana, il risorgimento e la questione cattolica, il non expedit, il formarsi del movimento cattolico sociale, le prime esperienze politiche dei cattolici, il partito popolare, la democrazia cristiana, hanno costituito momenti importanti attraverso cui i cattolici hanno partecipato e contribuito, spesso in contradditorio con altre forze, al formarsi della coscienza politica del nostro paese.

Questa espressione di interesse per lo sviluppo della società italiana sembra oggi essersi spento, esaurito.

Esiste molto impegno sociale (volontariato, Caritas, Acli, comunità e cooperative), ma si tratta di una realtà ben diversa; è una realtà positiva e meritevole, ma per così dire settoriale, mentre la politica è globalità, visione integrale della società, delle sue prospettive, della sua coscienza collettiva.

Perché questo declino, questa posizione passiva, questo disarmo, questa vera e propria resa, di fronte alla politica?

Indubbiamente la situazione attuale della società non si presenta incoraggiante: tutta la vita e l’organizzazione sociale sono ormai laicizzate e secolarizzate e non si capisce come esprimere una posizione “cattolica”, l’orizzonte quotidiano della vita di molti sembra rivolto esclusivamente al benessere materiale, domina l’individualismo che rende difficile ogni proposta sociale e associativa.

In sostanza due sembrano i maggiori problemi che impediscono l’assunzione di un impegno degno di questo nome, da parte della chiesa e dei cristiani.

  • Manca un’idea su come affrontare questa realtà e che cosa proporre
  • Tra i cristiani è presente un ventaglio così ampio e diversificato di opinioni politiche che rende complicato anche solo aprire un discorso.

Se oggi la situazione si presenta difficile, se tutto sembra cambiato, se abbiamo di fronte tanti problemi nuovi, da capire prima ancora di affrontarli, ciò vuol dire che è l’intera società a trovarsi in questa condizione, non solo la chiesa.

Allora con umiltà e con ragionevolezza si può prendere coscienza che questo non è il momento delle grandi prospettive politiche (che tutti desideriamo), ma piuttosto un’epoca che richiede un lavoro costruttivo di lunga lena.

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