Il Pd si scuote dalla sua infingarda terzietà, ora giocata a favore e ora contro i due litiganti, Conte e Renzi, arrivando infine a collocare la crisi di governo in uno scenario fatto di ombre minacciose, gravido di incognite, decisamente pericoloso. L’errore sedimentato in queste lunghe settimane a cavallo delle feste natalizie ha messo in evidenza la vuota sinuosità della politica del Nazareno. Imbalsamata la funzione direttiva, non è rimasto che l’ondeggiamento tipico dell’indecisione, anche se mascherata da sentimenti di buona volontà. In realtà, se un pensiero continua a frullare nella mente di Zingaretti, questo riguarda la convenienza personale a che la crisi degeneri a tal punto da rendere inevitabili le elezioni anticipate. L’appello alla responsabilità non appare convincente: dovrebbe, nel caso, accompagnarsi a gesti ben più chiari e risoluti.

Ieri in direzione nazionale il segretario ha ripetuto che sarebbe un errore imboccare la scorciatoia delle urne. Non c’è solo l’emergenza sanitaria, giacché l’Italia è alle prese con una crisi economica e sociale che può innescare una forte protesta popolare. Ora, si domanda Zingaretti, come reagirebbe la pubblica opinione di fronte a una crisi politica che scaturisce dalla litigiosità delle forze politiche di maggioranza? Il pericolo più serio, a suo giudizio, è che “il protrarsi di una situazione di incertezza allarghi in modo irrimediabile il distacco tra la politica, le istituzioni e i sentimenti e le aspettative delle famiglie. Nessuno commetta l’errore di sottovalutare la gravità di ciò che potrebbe accadere. Non sottovalutiamo la disperazione e la rabbia delle persone se a fronte di paure e incertezze la politica assumesse il volto dei giochi di palazzo. C’è un humus sociale ad alta infiammabilità, ci sono pensieri incendiari pronti a scatenarsi”.

A fronte di questa corretta rappresentazione del disagio serpeggiante nella società manca la forza di un giudizio politico sul progressivo sfarinamento della solidarietà di governo. Renzi non ha un consenso neppure lontanamente paragonabile alla forza di un protagonismo irrefrenabile. Ciò detto, le sue critiche al furbo manovrismo di Conte sono incontrovertibili. Le ambiguità accumulate forniscono pretesti giganteschi alla dissociazione di Italia Viva. Solo un miracolo può impedire l’apertura formale della crisi, quale che sia, in Parlamento o fuori, la procedura che a breve ne segnerà lo svolgimento. E poi? Ecco, non sono le elezioni anticipate lo sbocco naturale, senza alternative, a cui si lega la malcelata aspettativa di un leader, Nicola Zingaretti, vittima del suo funambolismo. L’unica cosa certa è che per Conte le ore sono…contate: non c’è all’orizzonte un salvatore di ultima istanza che ne legittimi il ruolo. Ormai, vista la potenza di fuoco dell’Amerikano Renzi, “Giuseppi” è visibilmente senza copertura.