Gente comune, della porta accanto: uomini e donne che faticano, 6 o 7 ore al giorno di allenamento, spesso in orari che non intralcino il lavoro o lo studio. Laureati, impiegati, studenti, disoccupati: gente che incontri per strada.
Jacobs e Tamberi che si avvinghiano sotto il tricolore come fosse una capannella ricordano Mancini e Vialli che si abbracciavano e piangevano dopo la vittoria di Wembley. Non sono Fiona May, ma anche io mi sono messo ad urlare ad ogni salto di Gimbo, quel «seeee…» gridato che fa sobbalzare il mio carissimo cane ogni volta che il Napoli fa gol. Nei novi secondi di corsa di Jacobs non ce n’è stato bisogno: partenza perfetta, in testa da subito o quasi, «è primo, è primo», ho continuato a gridare verso chi mi stava vicino in quei 100 metri che fanno cronaca e storia, quella minima, quella dello sport.
Siamo tutti esperti, tutti atleti, tutti campioni, tutti allenatori. Si fa presto a dire vince o perde, sbracati sul divano con un po’ di rosso di Montalcino nelle vene. Sabato avevo visto mezza partita del Napoli a Monaco, mezza perché Sky non mi faceva vedere l’amichevole con il Bayern, una cosa che solo un matto tifoso come me può concepire, una cosa che non s’ha da vedere a fine luglio con squadre che non sono ancora squadre, i muscoli appena imbastiti, il mercato, i procuratori che ricattano, insomma un film horror. Eppure m’ero arrabbiato: 9,99 euro, signori di Sky, perché non me la fate vedere questa cavolo di partita. Forse perché non sono a Roma ma in Toscana nella mia seconda casa (non ne ho altre, eh…) e qui, sulle colline amiatine, pure per vedere RaiUno a volte si fanno i salti mortali. Il telefono mi dirotta in Albania, la signora con difficoltà a parlare l’italiano (ed io figuratevi con l’albanese ma anche con l’inglese) capisco che ci sono problemi tecnici, che la partita non la trasmettono. Mah, strano. Dopo un po’ rifaccio il numero ma cambio l’ultimo numero in cui mi indirizza il disco registrato che mi tiene mezz’ora a spiegarmi le meraviglie della prossima stagione calcistica che ha messo in mutande Sky. Nel frattempo, il primo tempo sta quasi per finire. Finalmente risponde un signore che tomo tomo cacchio cacchio mi dice: come, non vede la partita? Aspetti un attimo: et voilà, ecco Osimhen che si mangia un gol di testa. Non solo ma il signore, lavoratore di Sky mi offre gratis anche la prossima amichevole del Napoli, visto che non sono riuscito a vedere mezza partita. Chissà.
La Rai è gratis, si fa per dire. Puoi anche spegnere l’audio come faccio spesso la mattina quando ci sono le gare di tuffi, o di tiro con l’arco, o i piattelli. Perdonatemi, ma la freccia che centra il 10 non mi fa sobbalzare dalla sedia, il piattello che si sgretola dopo il pum pum mi lascia come lo stoccafisso in bianco con olio e limone.
Io vado cercando la nazionale di basket, quella di pallavolo maschietti e quella di Paola Egonu. Vado a caccia del punto a punto, di quello che si alza e tira da 3, di una schiacciata che buca il parquet. Di una bracciata più possente e veloce di un’altra nel nuoto, di una palombella, di una beduina, di un tiro a schizzo con il portiere che va dall’altra parte. Il carpiato no, un diretto con i guantoni sì.
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