Può darsi, come afferma il leader di Magistratura Democratica Giuseppe Cascini, che l’unica vicenda assimilabile a quella che oggi investe il Csm “è quella dello scandalo P2.” Può darsi abbia ragione, ma è tuttavia legittimo chiedersi se il nostro caso non sia più grave di quello degli Anni’80.

Bei tempi, si fa per dire, quelli di Licio Gelli, delle sue trame e delle sue liste di piduisti sequestrate il 17 marzo 1981 dai giudici istruttori Giuliano Turone e Gherardo Colombo a Villa Wanda, provincia di Arezzo. All’epoca, si considerava che la magistratura, soprattutto nei “rami alti”, fosse legata al potere politico. In quegli anni la Procura di Roma veniva ribattezzata il “Porto delle nebbie”, definizione restata al suo posto anche in seguito.

Dopo la P2 in Italia sono successe molte cose. Per esempio, attraverso la grande Catarsi di Mani Pulite, la magistratura ha riscattato, se pure ne avesse avuto bisogno, il suo passato. Alcuni magistrati poi (ricordate un certo Antonio Di Pietro?) sono divenuti vere e proprie Star.

Fa impressione quindi leggere che i fondatori della nuova stagione della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone e Paolo Ielo, siano stati azzannati alle spalle da alcuni loro colleghi allo scopo di garantire la “discontinuità” di quella loro gestione che pure ha diradato la nebbia a piazzale Clodio.

Andato in pensione Pignatone, Palamara e altri hanno lavorato intensamente per questa “discontinuità”. Alla fine dell’intenso lavorìo, la maggioranza ha cercato e trovato un candidato alla successione di Giuseppe Pignatone nella persona, degnissima, del dottor Marcello Viola, da Firenze. La corrente della quale è capo Luca Palamara, Unicost,  ha invece scelto un altro magistrato fiorentino ,Creazzo. L’importante comunque era “diradare” ciò che a Roma resta di Pignatone. Leggi il suo vice, Paolo Ielo. Questa è la posta intorno alla quale gira tutta la vicenda “assimilabile alla P2”.

Di assimilabile a quella lontana vicenda c’è piuttosto la peregrinazione giornalistica che un giorno dopo l’altro porta lontano dalla vera questione. Sempre, nei grandi scandali italiani si perdono tempo e servizi giornalistici alla ricerca di personaggi strani, ipotesi alternative, vie traverse.

Cerchiamo di non perdere l’orientamento.  Sul nome di Viola, che va bene al “renzianissimo” Luca Lotti, in nome e per conto, e al Centauro, politico-magistrato, Cosimo Ferri, piovono quattro voti: Magistratura Indipendente, Piercamillo Davigo e i due membri “laici” del Csm espressi dalla Lega e da 5Stelle. Gli altri due candidati, il fiorentino Creazzo, votato dalla corrente di Palamara e il palermitano Lo Voi, ottengono un voto a testa.  Davigo e Palamara, sonouniti dal comune obiettivo di respingere Lo Voi, che garantirebbe la “continuità” con Pignatone. Obiettivo raggiunto

Impressiona il fatto che Davigo sia stato dalla parte della “faccia tonnesca”,  come tanti anni fa Francesco Cossiga definì in tv Palamara e che, piaccia o no, nella magistratura organizzata sia nata una nuova sigla: Piercamillo Palamara.  

Non per mettere in mezzo Davigo, prendiamo però il sottile ragionamento di Marco Travaglio, uno dei suoi ammiratori.   Sul Fatto Quotidiano Travaglio ricorda che al momento di scegliere il nuovo vicepresidente del Csm, tra un professore indicato dai 5Stelle, Arturo Maria Benedetti e un ex deputato renziano, Ermini, prevalse quest’ultimo, come voleva il Pd di Lotti e Ferri. Per il professor Benedetti votarono i “laici” di M5S e Lega e i “togati” di Area e di Autonomia e Indipendenza Davigo e Ardita. In quel caso, dunque, sostiene Travaglio, Davigo sta dalla parte giusta. Dopo qualche mese si ritrova dalla parte sbagliata, con la “faccia tonnesca” e con gli amici di Lotti e di Ferri. Non facciamo supposizioni e non avanziamo sospetti su questa scelta.  Anzi, optiamo per la buona fede di Davigo e diciamo che aver deciso di stare con Palamara contro Lo Voi sia del tutto spiegabile: vogliono entrambi rinnovare la Procura di Roma liberandola dalla gestione di Pignatone e Ielo. È meno spiegabile però che sia sfuggito alla testa fina di Mani Pulite il complesso di bassezze che muoveva i suoi compagni di strada.