Pubblichiamo per gentile concessione l’articolo che appare nell’edizione odierna dell’«Osservatore Romano». L’autore c’invita a riflettere su una una religione che potrebbe essere scomparsa anche nelle nostre chiese, essendo vuota e lontana dalla fede come amore unico di Dio. 

Antonio Staglianò

E cosa è una religione senza fede? Applicando l’interrogativo all’esperienza cristiana del cattolicesimo, “cosa sarebbe il cattolicesimo senza cristianesimo”? Concordo con il lettore: sto annoiando con quello che ormai denominiamo “cattolicesimo convenzionale”, una religione senza fede (una sorta di paradossale ateismo religioso) concretamente possibile addirittura nelle nostre comunità cristiane, nelle nostre parrocchie. In Luca, 18, 8 la provocazione di Gesù fu sorprendente: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà troverà la fede sulla terra?». La fede è quella nel Dio di Gesù: Dio-agape, solo e sempre amore. Si tratta di un Dio che non uccide e non comanda a nessun fedele di uccidere nel suo nome: not in my name (mai nel mio nome).

Snaturare questa fede in Dio amore, nella credenza proiettata su una “maschera di Dio”, che — per giustizia — applicherebbe la legge del taglione e, comunque, punirebbe anche con la morte o la malattia o il dolore come castigo per la malvagità umana, significherebbe non credere cristianamente. Anche se si entra nelle chiese cattoliche a pregare “quel Dio”, non si dovrebbe trovare alcun ascolto, per il semplice fatto che “quel Dio” non esiste: parola di Gesù di Nazareth. Potremmo allora comprendere l’aiuto che proviene dalla “bestemmia” di chi proclama la necessità della morte di Dio affinché l’uomo viva, perché magari ha fatto di Dio l’esperienza di un legame “asfissiante”, mortificante, o addirittura schiavizzante.

È l’incoraggiamento alla “riflessione critica” (a un’interrogazione non negligente) che tutto il popolo cattolico doverosamente si farà: non è che Dio sta sparendo anche dalle nostre chiese, essendo già sparito da un pezzo, per il processo di secolarizzazione, dalle nostre case e dal nostro costume, dal nostro ethos quotidiano? È questione che coglie il senso stesso della fede cristiana, troppo spesso ridotta (intellettualisticamente) alla “conoscenza di cose misteriose o strane dottrine”, piuttosto che alla pratica obbediente del comandamento dell’amore unico (e singolare) di Gesù: «Come io ho amato voi, voi amerete»; «Alla mia sequela voi sarete uno, come il Padre è in me e io sono nel Padre». La fede cristiana è fides quae per caritatem operatur, la fede che opera attraverso l’amore (Galati, 5, 6): e l’amore è quello stesso di Dio, innestato nel cuore del credente, cioè lo Spirito santo.