Politica, politici e professionalità

In ultimo, senza il ritorno dei partiti organizzati, radicati e portatori di un progetto politico, la politica non può riprendere il suo ruolo.

Dunque, dopo anni di delegittimazione, scherno, disprezzo, insulti e ogni sorta di sberleffo contro i politici, la “casta”, la politica e la stessa professionalità della politica, oggi assistiamo misteriosamente alla riabilitazione della politica e, soprattutto, alla altrettanta misteriosa richiesta di una classe dirigente preparata e qualificata. E, come se nulla fosse, questi fini analisti sono tutti i censori aristocratici e strapagati che per svariati lustri ci hanno spiegato che la priorità numero uno del nostro paese era solo e soltanto quella di liquidare definitivamente tutto ciò che era seppur lontanamente riconducibile alla “casta” e al cosiddetto”professionismo” della politica. Libri, fiumi di inchiostro, documentari e talk show infiniti, dibattiti e appelli dei soliti noti e via discorrendo per spiegarci che senza l’eliminazione politica definitiva di quella classe dirigente, di quei partiti e di quella politica, il nostro paese era destinato inesorabilmente alla bancarotta e al fallimento.

Ora, questa propaganda martellante, pianificata e studiata nei minimi particolari ha prodotto un’altra politica, un’altra classe dirigente e, soprattutto, altri equilibri politici. Tutto legittimo e tutto fisiologico. E sin qui nulla di strano . Anzi, tutto regolare sotto il profilo squisitamente democratico. Quello che, semmai, non torna e che richiede un supplemento di riflessione e’ che quasi le stesse persone che si sono scagliate contro la cosiddetta “vecchia” politica adesso invocano, con fanciullesca ingenuità, la necessità di riavere quanto prima una classe dirigente qualificata e che sia in grado di ridare anche alla politica quella professionalita’ indispensabile per affrontare e cercare di risolvere le nuove ed inedite sfide della società contemporanea.

Ecco perché, al netto di questo squallido e qualunquistico voltafaccia, forse è giunto il momento per ricordare almeno 3 ingredienti che erano, sono e restano decisivi se si vuole ancora avere una “buona politica”.

Innanzitutto va restituita la professionalita’ alla politica. Con buona pace dei milionari commentatori, editorialisti e conduttori televisivi, la politica non si improvvisa e non si inventa. Richiede una una giusta è sacrosanta professionalita’. Come sta emergendo in modo persin plateale nell’attuale fase politica italiana. Al di là di cosa hanno detto le urne il 4 marzo scorso.

In secondo luogo senza una classe dirigente autorevole, preparata e competente, la politica si riduce a slogan, a battute e alla persin troppo nota improvvisazione. Certo, in una particolare fase storica anche questi elementi possono avere il sopravvento. Soprattutto dopo una campagna martellante che ha delegittimato tutto ciò che era riconducibile al passato. Ma prima o poi la cruda realtà si riprende il campo e se mancano i cosiddetti “fondamentali” il castello rischia di crollare inesorabilmente e anticipatamente

In ultimo, senza il ritorno dei partiti organizzati, radicati e portatori di un progetto politico, la politica non può riprendere il suo ruolo. Certo, sarebbe auspicabile non avere partiti personali o del capo, come di fatto sono quasi tutti i partiti italiani. A cominciare dal “Pdr”, il partito di Renzi.

Ecco, senza queste 3 condizioni basilari la politica non è destinata a riprendere quota. Al di là delle riflessioni di quei falsi profeti che prima hanno contribuito a distruggere i partiti, la classe dirigente e la tradizionale modalità del far politica e adesso rimpiangono quasi quella stagione. Meglio procedere senza consiglieri e senza l’autorevole opinione di questi ricchi sacerdoti del nuovismo che rischiano solo di riportare indietro le lancette della storia.