Politica, professionalità e professionismo.

Competenza e professionalità del ceto dirigente

Lo si diceva già durante la prima ondata della pandemia. Ma adesso, cioè nella terribile seconda  ondata, la questione è riesplosa in tutta la sua ruvidezza. E cioè, la richiesta insistente e  massicciai di una esplicita e manifesta competenza della classe dirigente politica, in particolare  quella di governo.

Perchè il nodo da sciogliere, come ormai emerge da tutte le rilevazioni  demoscopiche, è ancora e sempre riconducibile a quell’aspetto, ovvero alla competenza e alla  professionalità del ceto dirigente. Certo, dopo l’uragano populista e l’avvento al potere delle forze  populiste, era del tutto prevedibile che la competenza veniva sacrificata sull’altare di altri  ingredienti e altre priorità. Non a caso, sono stati altri i punti cardinali delle forze populiste e  demagogiche che hanno vinto le ultime elezioni politiche.

Dalla improvvisazione alla casualità,  dalla inesperienza alla incompetenza, dalla demolizione di tutto ciò che era riconducibile  politicamente al passato al rinnegamento delle culture politiche e del parlamentarismo. Era  difficile, molto difficile, che da questo coacervo potesse nascere o decollare una classe dirigente  autorevole, qualificata e competente. Al massimo, com’è puntualmente capitato e com’era  ampiamente previsto, dopo essere arrivati al potere per puro caso sull’onda dell’ideologia del  “vaffa”, è subentrata la disillusione e tutti i limiti sono clamorosamente emersi. Nella concreta  azione politica, nell’azione di governo e nella capacità di saper governare i processi che la nostra  società ha manifestato in questa stagione per molti versi drammatica ed inquietante. 

Paradossalmente, l’unico elemento chiaro che è emerso è la vocazione al professionismo politico  di questa classe politica improvvisata. Ovvero, detto tra di noi, l’esatta alternativa della  professionalità della politica pur presente in rarissime eccezioni nell’attuale squadra di governo. I  cosiddetti rivoluzionari, tutti coloro che avevano l’obiettivo di abbattere il palazzo e cacciare la  “casta” hanno finito, secondo il principio della palingenesi dei fini, per difendere strenuamente il  seggio parlamentare, i relativi benefit economici e tutto ciò che è riconducibile ad un mero  disegno di potere. Con tanti saluti, come ovvio e scontato, a qualsiasi straccio di competenza, di  professionalità, di autorevolezza e di qualità nell’azione di governo. Altrochè il cambiamento e il  rinnovamento della politica rispetto al passato… 

Comunque sia, siamo in un crocevia lungo il quale non si intravede all’orizzonte, almeno nel breve  medio termine, un barlume di speranza capace di ridare lustro, competenza e professionalità alla  nostra classe dirigente politica. E questo resta, com’è altrettanto ovvio e scontato, la vera  incognita e il vero nodo da sciogliere se vogliamo ridare qualità alla nostra politica, solidità alle  nostre istituzioni democratiche ed efficienza alla nostra azione di governo.