Popolarismo in “rete”

Per non ripetere gli errori del passato si dovrebbe rispondere ai quesiti in "coro" e mai più come solisti. Il leaderismo non ci appartiene.

Tra pochi mesi celebreremo i 100 anni dall’appello ai “liberi e forti” di don Luigi Sturzo. Ci saranno, in tutto il Paese, convegni, seminari e tanti altri eventi per ricordare la nascita del popolarismo. Personalmente mi sono sempre chiesto se dopo un secolo quelle parole fossero ancora attuali. La mia, personale e modestissima, risposta è sempre stata positiva.

«A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà.»

Basterebbero queste prime righe, per comprendere quanto sia attuale il messaggio di don Sturzo. Viviamo giorni in cui tutto sembra essere messo in discussione. I valori della resistenza, della costituzione, della democrazia e della libertà, vengono calpestati quotidianamente.
Se quel messaggio è ancora attuale dovremmo fare un passo verso il nostro tempo. Come rendiamo attuale il linguaggio, la forma organizzativa e le risposte ai nuovi problemi dell’Italia e dei nostri concittadini?
Per non ripetere gli errori del passato si dovrebbe rispondere ai quesiti in “coro” e mai più come solisti. Il leaderismo non ci appartiene.
Ecco perchè credo fortemente nella “RETE” come strumento di aggregazione e partecipazione alla vita sociale e politica.
Penso che grazie al web possiamo mettere in rete nuove idee e competenze per il bene del nostro Paese.
Mi limito a segnalare 4 riferimenti per un nuovo impegno sociale, culturale e politico: partecipazione attiva, europa, costituzione e dottrina sociale della Chiesa.
Spero che ognuno di noi possa sentirsi parte di una community che diventa comunità, in grado di partecipare, discutere e decidere, “insieme”.
#retebianca è l’hastag per incontrarsi e discutere di futuro.