Prodi “benedice” l’alleanza con i grillini?

Dunque, la sinistra e' tornata. O meglio, e' in corso tra mille difficoltà il tentativo di far ritornare i Ds.

Dunque, la sinistra e’ tornata. O meglio, e’ in corso tra mille difficoltà il tentativo di far ritornare i Ds. Dopo l’ubriacatura renziana e il fisiologico e scontato tradimento degli ultrà, appena la parabola si è esaurita per le ripetute e insistenti sconfitte elettorali – la lista è troppo lunga per cercare di farne un elenco, ricordiamo solo l’ineffabile Fassino per tutti – adesso e’ in pieno svolgimento il “contrordine compagni”. Ovvero, si deve – come ripetono ossessivamente e stancamente sia Zingaretti che Martina – “riscoprire, rifondare e rilanciare il pensiero e la cultura della sinistra italiana”. Tradotto per i non chierici, va ricostruito il Pds. E sin qui non c’è alcuna novità. Anzi, ci permettiamo di dire che il disegno è quantomai atteso ed anche utile. Soprattutto nel momento in cui è stato definitivamente archiviato il progetto politico originario del Pd. Che era quello di essere un partito plurale, di governo, riformista e post ideologico.

E accanto al Pds, che dopo le primarie del 3 marzo diventera’ un fatto quasi scontato, sono tornati anche i riti – o i tic storici – della sinistra italiana. A cominciare dai celebri “appelli” dei milionari dello spettacolo, della cultura, dell’editoria, dell’industria che si spacciano per progressisti e offrono ricette progressiste di fronte ai drammi e alle emergenze della società italiana. Esponenti, di norma, elitari, aristocratici, mondani, salottieri e con grandi disponibilità finanziarie che ogniqualvolta sostengono posizioni progressiste o di sinistra, finiscono per fare puntualmente la fortuna di chi vogliono distruggere e criticare. Tutto, comunque sia, secondo copione.

E accanto agli appelli dei milionari dell’altissima borghesia, progressista e di sinistra, torna la centralità dei diritti civili a scapito dei diritti sociali. E, com’è altrettanto scontato, lo sberleffo verso tutte queste esigenze e richieste che partono dai bisogni reali dei ceti popolari: dalla sicurezza al reddito di cittadinanza, dal “sentiment” delle periferie alla povertà vera dei ceti più disagiati alle condizioni di autentica sofferenza degli ultimi. Ma, come si sa, la sinistra salottiera ed aristocratica, nonché milionaria, preferisce denunciare e battersi contro l’imminente ritorno del fascismo di turno inneggiando alla “resistenza” al posto di elaborare proposte e studiare strategie capaci di aggredire i reali bisogni di chi e’ maggiormente in difficoltà.

In questo quadro, peraltro non nuovo per la sinistra salottiera ed elitaria degli ultimi anni, potevano mancare i cattolici? Come ovvio no. In attesa dei sedicenti cattolici alla Del Rio, abbiamo l’impressione che il nuovo corso del Pd – che culminerà, quasi certamente, con la leadership di Zingaretti – farà di tutto per abbattere il governo giallo verde prima per poi lanciare la grande campagna dell’alleanza con i grillini. Un capovolgimento di prospettiva, l’ennesimo e per giunta trasformistica, ma che si appresta a caratterizzare l’orizzonte politico del futuro Pd/Pds. Ecco perché non stupisce l’ennesimo protagonismo di Romano Prodi – che, occorre pur dirlo, in questi ultimi anni non ne ha più azzeccata alcuna – sul fronte della “benedizione” a Zingaretti prima e della potenziale alleanza con i grillini, o chi resterà dei grillini, poi. E l’incontro con il Presidente della regione Lazio a casa sua a Bologna e la riflessione simpaticamente grillina sul Messaggero di domenica, non sono altro che l’incubazione di un disegno che progressivamente, seppur con prudenza, prende forma.

Insomma, l’ennesima versione della discesa in campo di una sinistra “catto comunista”, nobile nei principi, elitaria nei rapporti e saldamente espressione dei bisogni del “sistema”, rischia di favorire proprio quelli che si vogliono combattere. Dal sovranismo in poi. E noi, molto semplicemente, facciamo una sola e banale domanda: ma abbiamo veramente bisogno di una sinistra così dopo la dura ed implacabile lezione del 4 marzo?