“Un piatto caldo, sano e buono, donato come gesto di cura e attenzione è il modo più diretto, sincero e accogliente per entrare in contatto con una persona, per suggerirle fiducia e cominciare a instaurare un dialogo. E questo è il primo passo verso una presa in carico più strutturata della persona fragile, avviandola poi a un recupero della sua vita”.

Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca, racconta così il grande impegno degli operatori e dei volontari della Onlus che lungo tutto l’anno di pandemia, e in particolare nei mesi più freddi, si sono messi a disposizione delle persone vulnerabili e senza dimora portando un aiuto concreto: un pasto completo e caldo in strada per far fronte alla fame e alla disperazione, aumentate in questi mesi di emergenza.

Le Unità di strada di Progetto Arca sono presenti e attive a Milano, Roma e Napoli per consegnare cibo alle persone senza dimora. A Milano, dove si registra il numero maggiore di senzatetto (2.000 persone, di cui 500 che dormono in strada), è inoltre in funzione il nuovo servizio di Cucina Mobile: un foodtruck dotato di fornelli, forno e bollitori che accompagna le Unità di strada 5 sere a settimana per distribuire ogni sera 120 pasti caldi in diverse zone della città.

Insieme al pasto caldo serale – sempre offerto con proposte diversificate per un apporto nutrizionale adeguato in termini di quantità e qualità – i volontari di Progetto Arca organizzati nelle Unità di strada consegnano un sacchetto contenente cibi confezionati per gli altri due pasti (colazione e pranzo) del giorno dopo, e anche kit igienico-sanitari, indumenti caldi e coperte. Un primo aiuto concreto prima di mettersi in ascolto e fornire informazioni utili per dormire al riparo a chiunque incontrino in difficoltà: un soccorso importante anche per tenere costantemente monitorata la situazione in strada.

Inoltre a Milano, una volta a settimana, le Unità di strada sono affiancate anche da un team sanitario di Progetto Arca che monitora chi non dorme in una casa e quindi è più esposto al contagio. Gli infermieri in strada sono attrezzati per eseguire tamponi rapidi, misurare la saturazione di ossigeno nel sangue e la temperatura corporea, adottando dove necessario le opportune procedure di ricovero in ospedale o, per chi è asintomatico o ha pochi sintomi, di isolamento nelle strutture preposte del Comune.