C’è poco da fare. Ormai diventa quasi una abitudine. E cioè, ogniqualvolta un partito assume una importanza politica significativa accompagnato da un consenso altrettanto significativo, il confronto con la storia, l’esperienza e la vicenda della Democrazia Cristiana diventa quasi obbligatorio. A 25 anni dalla fine di quel partito, gli esempi si moltiplicano e, come da copione, sono destinati a sciogliersi come neve al sole perché, molto semplicemente, non ci sono gli elementi basilari per tracciare qualsiasi confronto.
In ordine temporale, Forza Italia, il Partito democratico, il movimento 5 stelle e, infine, la Lega di Salvini, sono stati puntualmente paragonati alla Dc e puntualmente sono stati smentiti dalla concreta esperienza politica italiana. E questo, senza entrare nei dettagli, per tre motivi sostanziali.

Innanzitutto la classe dirigente. Al di là della sostanziale criminalizzazione politica declinata e raccontata per svariati lustri – giudizio poi leggermente rivisto nel corso degli anni – di quasi tutta la classe dirigente democristiana, non c’è dubbio che è difficile non prendere atto che la Dc era popolata da molti statisti e da esponenti politici con una levatura nazionale ed internazionale degna di nota. E’ possibile, se dobbiamo essere intellettualmente onesti, fissare qualche paragone tra quella classe dirigente e quella dei partiti che virtualmente avrebbero dovuto raccogliere quella eredità? Ogni commento è francamente superfluo.

In secondo luogo la cultura politica che ha ispirato per quasi 50 anni la prospettiva della Democrazia Cristiana. Si trattava di una cultura politica che affondava le sue radici nel cattolicesimo politico, nel cattolicesimo sociale e nel cattolicesimo popolare. Cultura, sensibilità, valori e principi che nei partiti virtualmente eredi si riducono a semplici titoli del tutto disancorati dal progetto politico perseguito da quei medesimi partiti.
In ultimo il progetto politico, la cultura delle alleanze e la stessa prospettiva politica della Dc. Certo, si tratta di un confronto impossibile ed anacronistico perché, rispetto ai tempi del Dc, sono profondamente cambiate le condizioni storiche, politiche, culturali e anche ecclesiali e religiose. Ma, al di là di questo elemento, e’ del tutto evidente che i singoli progetti perseguiti da quei partiti sono estranei, esterni e avulsi da ciò che ha rappresentato politicamente e storicamente la Democrazia Cristiana.

Ecco perché la voglia e l’enfasi di confrontarsi con la Dc – anche solo sotto il profilo del consenso elettorale – resta del tutto fuori luogo. Semmai, e prendendo atto definitivamente che la Dc e’ stata un “prodotto storico”, come ha detto con lucidità Guido Bodrato che quando si è “sciolta è andata in mille frantumi come un vetro infrangibile”, sarebbe opportuno consegnare definitivamente alla storia e agli archivi quella esperienza politica, culturale, programmatica ed umana e, al contempo, evitare che improvvidi e scaltri opinionisti e commentatori continuino ad esercitarsi in impossibili e anche ridicoli confronti. Per serietà politica sopratutto e anche per il rispetto del passato.