QUANTO CI MANCA BERTOLDO

Di Sandro Fontana, che si firmava Bertoldo, si potrebbero dire molte cose. “Ma voglio proprio ricordare – dice l’autore – quella rubrica del Popolo, firmata appunto ‘Bertoldo’, per riaffermare un postulato che oggi, purtroppo, è scomparso dall’orizzonte: ovvero, la capacità come cattolici popolari e cattolici sociali di non farsi dettare l’agenda politica da altri e, nello specifico, di non subire l’egemonia di nessuno”.

 

Sandro Fontana ci lasciava 9 anni fa, ad inizio dicembre del 2013. Sandro è stato innanzitutto uno storico prestigioso, un politico di grande statura, è stato Ministro dell’Università e della Ricerca, Assessore Regionale in Lombardia e parlamentare. Nonché dirigente di partito. Era un autorevole esponente della ‘sinistra sociale’ di Forze Nuove e braccio destro di Carlo Donat-cattin per molti anni. Dopo la fine della Dc è stato dirigente nazionale dell’Udc e Vice Presidente del Parlamento Europeo. Ma è stato anche, dal 1989 al 1992, Direttore del ‘Popolo’ dove si è fatto notare non solo per i suoi gustosi editoriali ma per la rubrica quotidiana, insuperabile e vivace, firmata con lo pseudonimo ‘Bertoldo’. Sì, proprio ‘Bertoldo’, come quel contadino rozzo di modi, ma di mente acuta, che finisce per diventare consigliere del re.

Ora, di Sandro Fontana si potrebbero dire molte cose, anzi moltissime. Ma voglio proprio ricordare quella rubrica del Popolo, firmata appunto ‘Bertoldo’, per riaffermare un postulato che oggi, purtroppo, è scomparso dall’orizzonte: ovvero, la capacità come cattolici popolari e cattolici sociali di non farsi dettare l’agenda politica da altri e, nello specifico, di non subire l’egemonia di nessuno. Nè dalla sinistra radical chic in versione gramsciana, nè dai ‘cattolici professionisti’, nè dagli intramontabili leader della incontaminata società civile e nè, tantomeno, dagli interpreti esclusivi e alto borghesi del ‘politicamente corretto’. Mondi che, come ripeteva sempre ‘Bertoldo’, sono esterni ed estranei alla tradizione e alla prassi del cattolicesimo popolare e sociale perchè, semplicemente, lontani dalle abitudini, dai bisogni, dalle istanze e dalle domande dei ceti popolari.

Ecco, quella personalità politica e quella lungimiranza culturale che oggi non c’è più. E, purtroppo, è scomparso anche il ruolo e la funzione dei cattolici popolari e sociali nello scacchiere politico italiano. Quello che rimane è un puro ed incolore esercizio di potere che in alcuni partiti si limita a raccattare qualche candidatura in virtù di un passato ormai storicizzato ed archiviato.

Più d’uno ha paragonato ‘Bertoldo’ con ‘Fortebraccio’, lo storico pseudonimo di Mario Meloni su l’Unità. C’è del vero in questo confronto. Ma, per restare a ‘Bertoldo’, l’unico insegnamento che possiamo trarre da quella lezione politica, culturale, intellettuale ed etica è che, con quella rubrica quotidiana sull’organo della Democrazia Cristiana, il cattolicesimo politico italiano non era un gregario. Qualcuno dice che tutto ciò senza la Dc non è più possibile. Non è così vero. Perchè quando c’è una cultura politica accompagnata dal coraggio delle proprie azioni e dalla non passiva subalternità ad altre culture e ad altre tradizioni, si può essere protagonisti e veri interlocutori politici e culturali. E Sandro Fontana, proprio con ‘Bertoldo’, ci ha insegnato questo.