Dopo le tristi esperienze registrate in diversi casi d’inaccettabile furbizia, è doveroso rivedere lo strumento chiamato reddito di cittadinanza.

Nulla di nuovo sotto il sole, da noi quella caratteristica abbonda. Non ovunque e nella stessa misura, ma è un vizio che conosciamo anche fin troppo bene.

Che finanziassimo figure totalmente squalificate e che sperperassimo denaro pubblico in questo modo, non poteva e non può essere ulteriormente tollerato. Gente che lavorava in nero e che percepiva il reddito di cittadinanza; persone, gli esempi sono stati offerti in abbondanza nelle ultime cronache malavitose, che ricevevano denaro pubblico e se la spassavano a consumarli in piacevoli vacanze.

Una revisione di quel provvedimento va prontamente eseguita. Ricordiamo tutti quelle strane figure dei denominati “navigator”, che avevano il compito di fare combaciare le opportunità d’impiego con le figure che ricevevano il sussidio. Non so che fine abbiano fatto, né se hanno svolto i loro compiti, comunque sia, a quando sembra, non è stata la panacea desiderata.

Il reddito di cittadinanza è una misura civile. Lo si chiami come meglio si creda, ma nella sostanza è un compito che uno Stato deve porsi e svolgere. Ricordiamo che negli Stati più civili, questa misura, pur con nomi diversi, è stata adottata.

Vediamo come il Governo attuale intenderà riordinare la legge. Dovrà essere chiaro che l’aiuto è, in un Paese avanzato, un atto da perseguire, ma non fonte di sperpero come si è visto nei casi richiamati all’inizio. Uno Stato dal profilo elevato, impedisce tanto queste ignobili condizioni, quanto l’accettare una smisurata quantità di evasione fiscale.

Alla prova dei fatti, vedremo come se la caverà questo Governo targato Conte due nel rimediare le storture licenziate in precedenza.