I gruppi dirigenti dei 5 principali partiti erano convinti di fare una passeggiata di legittimazione popolare a scapito di un po’ di colleghi marginali ( con il 90% dei voti) e si trovano a dover gestire un dissenso popolare e di quadri dirigenti significativo (almeno il 30% dei voti).

Dunque chi vince chi perde con il NO ad oltre il 30%?
Sicuramente perde il PD che nel merito ha votato 3 volte contro la riforma e conferma il SI ufficiale per un clamoroso errore istituzionale che lo porta a subordinare la costituzione ad un obiettivo politico di breve ( la presunta conseguenza sul governo); di fatto lacerando il proprio elettorato.

Perdono i 5S che hanno preso una bandiera che non è la loro, probabilmente per mascherare le difficoltà a fare rispettare i rimborsi ai propri parlamentari o a ridurre le indennità parlamentari con apposita legge; con la conseguente fuga di almeno 1/3 del proprio elettorato.

Perde la Lega che dopo avere inspiegabilmente concordato la riforma in sede di contratto oggi lascia libertà di voto mentre Salvini balbetta un SI personale per “rispetto” della parola data. A chi?
Perde Forza Italia che dopo essere stata entusiasta vede il gruppo dirigente spaccato verticalmente.

Vince senza dubbio la Meloni nel merito e nel metodo perché con il SI vince una riforma nitidamente “di destra” che FdI hanno sempre coerentemente sostenuto.
Con la conseguenza che il quadro politico si sposta oggettivamente a destra e FdI incassa il risultato già alle contemporanee regionali.
E se il NO va oltre il 35%?

Certamente sempre FdI ma anche “il popolo del NO” con il quale dovranno fare i conti tutti.

Fermiamo la Meloni, apriamo una nuova stagione. VOTIAMO NO