REGNA L’IMPROVVISAZIONE NELL’OPPOSIZIONE

La maggioranza non rinuncia, fin dall’inizio, a dare mostra d’irrequietezza verbale. Invece l’opposizione, quasi afona, stenta a riprendersi dalla sconfitta. Eppure non è stata una sorpresa, questa sconfitta così severa: vale la pena prepararsi.

Appena insediato, il governo di Giorgia Meloni sembra destinato a doversi guardare più dagli alleati che dagli avversari. Si dirà che è un classico dei governi di coalizione, laddove i partiti che non esprimono il presidente del consiglio trovano mille modi per segnalare la loro rilevanza. Alcuni più costruttivi, altri più irrequieti. Si aggiunga in questo caso che né Salvini né tantomeno Berlusconi sembrano avere una spiccata vocazione all’obbedienza. Cosa di cui nessuno dei due fa mistero più di tanto. 

Ma è dall’altra parte della barricata, chiamiamola così, che si assiste invece a uno stupefacente silenzio. Da quei banchi di opposizione si levano di tanto in tanto stanche parole di circostanza. Ma non un gesto, non un guizzo, non una mossa che possa non dico sorprendere ma neppure richiamare l’attenzione. 

Il Pd ha dato inizio a una fase congressuale destinata a durare qualche mese e a snodarsi al modo dell’”azione parallela” con cui Musil raccontava la vacuità asburgica dei suoi tempi. Gli altri fanno quello che più sanno fare. Conte celebra il suo risultato, senza idea su come farlo fruttare. I centristi litigano con i vicini e c’è chi teme che un giorno o l’altro possano litigare tra loro. 

È evidente che da una sconfitta così severa non ci si libera facilmente. Tantomeno improvvisando. Tuttavia in questo caso si trattava di una sconfitta annunciata, che tutti avevano messo in conto. Dunque, c’era tempo per pensare al dopo e arrivare puntuali a un nuovo appuntamento con il proprio destino. Che al momento non pare molto propizio.

 

Fonte: La Voce del popolo – 27 ottobre 2022.