Restaurata una chiesa cattolica in Siberia

Dedicata a SantAntonio di Padova, nel 2018 un incendio laveva ridotta in cenere. Fondata nel 1898 da deportati polacchi. Distrutta una prima volta nel 1938 da attivisti bolscevichi. Riconsacrata nel 1998. Per il restauro raccolti online 100mila euro. Donata da Varsavia una riproduzione della Madonna Nera di Częstochowa. Una nota dell’agenzia AsiaNews.

 

(Vladimir Rozanskij)

 

Il piccolo villaggio siberiano di Belostok ha festeggiato il 19 giugno l’opera di restauro della chiesa cattolica dedicata a Sant’Antonio di Padova, bruciata da un incendio nel 2018. I lavori sono stati completati il 12 giugno, festa nazionale della Russia. L’evento è riconosciuto come segno di speranza non solo dai cattolici, ma da tutti gli abitanti del luogo, racconta il sito web Sibir.Realii.

 

Belostok ha nelle radici cattoliche il segno distintivo della sua identità storica: un gruppo di polacchi ha fondato il piccolo centro nel 1898, dopo l’arrivo in questo territorio della regione di Tomsk. L’incendio sembrava aver tolto per sempre ai fedeli il luogo della comune identità; in pochissimo tempo si è riusciti però a raccogliere una somma impensabile a queste latitudini: ben 100mila euro.

 

Negli anni delle repressioni staliniane il 90% degli abitanti di sesso maschile di Belostok era stato sterminato; ad oggi vi vivono circa duecento abitanti. La fede cattolica si è conservata nel cuore di pochi anziani, e anche dopo la fine del regime comunista e le crisi economiche degli ultimi anni il villaggio sembrava destinato all’estinzione. Il restauro della chiesa infonde invece la speranza di una vita nuova per tutta la comunità locale.

 

Molti paesini della Siberia hanno avuto una storia simile. Gruppi di varia provenienza etnica e le famiglie dei deportati hanno cercato con fatica di ritagliarsi uno spazio di indipendenza nelle difficili condizioni di vita della regione. La chiesetta di Belostok è stata consacrata nel 1908. Pochi anni dopo, nel 1913, nel villaggio vicino di Maličevka, altri polacchi hanno fatto lo stesso costruendo una piccola chiesa cattolica latina. Si è formata poi una parrocchia che comprendeva i centri abitati di Belostok, Polozovo, Voznesenka, Malinovka, Maličevka e una serie di cascinali sperduti, abitati da polacchi e lettoni. I preti venivano da Tomsk e la parrocchia radunava nel complesso circa mille abitanti, sui 60mila polacchi dispersi in tutta la Siberia.

 

A differenza di altri luoghi di deportazione dei polacchi, sia ai tempi dello zar sia dopo la rivoluzione bolscevica gli abitanti di questi villaggi non si sono mai distinti per proteste o rivolte. Le persecuzioni staliniane hanno raggiunto comunque anche questi luoghi lontani. Nel 1931 le autorità sovietiche hanno arrestato l’ultimo sacerdote, padre Julian Gronskij, condannato in seguito a 10 anni di lager. Nel 1938 gli attivisti del Partito comunista hanno devastato la chiesa, utilizzata poi come deposito e “casa della cultura” bolscevica. Nel 1938 l’Nkvd (il futuro Kgb) ha realizzato in pochi giorni la cosiddetta “operazione polacca”, condannando al lager quasi 40mila polacchi siberiani.

 

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