Una vita straordinaria: la definizione non sembri un’iperbole. Don Angelo Gallotti, che qui indegnamente si ricorda a 30 anni dalla Sua scomparsa, conserva nitidi e illuminanti i tratti di una vita intensa, ispirata all’affidamento a Gesù, ad ogni passo, ad ogni scelta, ad ogni svolta.
Nato a Zerbolò nel 1920, tornò alla casa del Padre nel 1990 a Vigevano, dopo una non breve malattia.

In questo transito terreno di 70 anni, Don Angelo fu figlio, marito, padre, sacerdote nel 1980 (a 7 anni dalla morte della moglie avvenuta nel 1973) , studente, insegnante, direttore didattico, impegnato in politica e nell’associazionismo cattolico.
Un testimone del Vangelo in ogni contesto e situazione esistenziale, un esempio – in un mondo povero e quasi orfano di buoni, utili esempi.

Il compianto Vescovo di Vigevano, S. E. Mons. Claudio Baggini, il 28 febbraio 2008, scrisse : “Don Angelo Gallotti nella sua vita ha saputo essere un cristiano integerrimo, un politico impegnato, un sacerdote esemplare. Proprio per questa sua forte testimonianza non pare eccessivo definire il caro don Gallotti un ‘profeta del nostro tempo’”.

Usando un’espressione di San Paolo, densa di significati e olistica, possiamo dunque definire la vita di Don Angelo una “ricapitolazione” che testimonia nella sua spontanea bontà interiore e nei suoi comportamenti esemplari l’ispirazione continua e coerente alla realizzazione concreta e tangibile delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.
Nel suo testamento spirituale, si legge: « Ringrazio il Signore Gesù, presente in ogni momento della mia vita con la Parola e con l’Eucaristia. Una presenza che ha dato a ogni giornata un senso, un gusto, un impegno, una speranza ».

Si può affermare senza indugio che Don angelo Gallotti abbia conosciuto a fondo la vita, nelle sue alterne vicende e nelle sue non programmate cangianze: per questo motivo essere stato se stesso “ sempre “, esprime la virtù della coerenza, ora di fronte al dolore, ora alla gioia, ora al dovere delle scelta, ora al cospetto di una vocazione che è richiesta a ciascuno di noi, non sempre capaci di esserne depositari, calati come siamo nella mutevolezza e nella debolezza intrinseca della condizione umana e antropologica dell’esistere.

Nelle riflessioni di Don Roberto Oberosler, articolate in tre agili e stimolanti libriccini, emergono i tratti di questa coerenza che si è definita a ragione ‘esemplare’. Essere se stessi sempre, senza compromessi, cedimenti, mediazioni al ribasso, tenendo sempre accesa e ben alta la fiaccola della testimonianza cristiana è un dono di cui conserviamo i frutti nel lascito spirituale, nei ricordi di chi lo ha conosciuto, nelle azioni di responsabilità a cui era stato chiamato: nella scuola, specie come Direttore Didattico, esprimendo il pregio di una traccia educativa da seguire, verso il bene e la formazione integrale della persona umana, nel rispetto verso gli insegnanti e nell’alleanza formativa con le famiglie.
Nel sociale, come Presidente dell’Ospedale Sant’Ambrogio e Presidente Diocesano dell’Azione Cattolica, con quell’attenzione verso i bisognosi, gli ammalati, i deboli che era una sorta di slancio vitale in quel cattolicesimo militante di cui fu sempre riferimento ed esempio per gli altri.

Nell’impegno politico, come autorevole rappresentante della Democrazia Cristiana. Scrive Don Oberosler di lui: “Il suo era un profondo sentimento del cuore. Il Signore sa come lui riuscisse a conciliare l’insegnante, il direttore scolastico, il pubblico amministratore: rettitudine coerenza, onestà, senso del dovere e assoluto distacco dal denaro e dai beni materiali. Nessuno poté pensare che avesse tratto vantaggi dalla sua attività politica, anzi la stampa locale stessa presentò la sua figura e vita come esempio per tutti nel servire gli
altri in un vero spirito cristiano”.

Infine come sacerdote: lo fu per dieci anni ma è come se lo fosse stato per tutta la vita, tanta e tale fu l’intensità emotiva e spirituale con cui assecondò la chiamata del Signore.
Depositario di una riconosciuta “sapientia cordis” che lo favorì nell’essere studente tra gli studenti del Seminario, immedesimato nella preghiera come fonte continua di meditazione e riflessione, illuminato dalla ricerca tra pensiero e azione, premuroso e desideroso di seminare buoni esempi.

Ancora Don Oberosler: chi ha conosciuto don Angelo ha trovato in lui « l’uomo capace di rinascere nello Spirito ogni giorno, senza paura del domani, senza paura dell’oggi, senza complessi del passato, che sa cos’è l’apostolato e la vita piena di Vangelo, capace di morire per la Chiesa, ancor più capace di vivere per la Chiesa, capace di diventare ministro di Dio che parla con la propria vita ». Anche nel sacramento della confessione dove metteva in evidenza non tanto « come l’errore commesso portasse al Cristo crocifisso »,
ma « come dal Cristo crocifisso venisse il richiamo a chiedere perdono ».
Un atteggiamento fatto di umiltà e amore, certezza del perdono dove c’è affidamento interiore, carità come virtù non elemosiniera ma leva su cui agire per toccare le corde del cuore ed usarne l’alfabeto convincente.

Uomo e sacerdote: questa è la sintesi conclusiva di una vita non comune, nella pienezza esistenziale ispirata alla trascendenza e vivificata dalla rettitudine morale, civile e religiosa.
Un vero esempio: potremmo forse trovare un’espressione così sintetica e significativa?
Esempio vuol dire teoria e azione, mente e cuore, ispirazione e realizzazione del bene.
Bene come valore supremo di cui la vita di Don Angelo Gallotti è stata una testimonianza che ci lascia in dono scintille di luce capaci di illuminare anche il nostro cammino verso la verità del Vangelo, che è la sintesi del perfetto cristiano.
Di questi valori, di queste virtù egli è stato “profeta del nostro tempo”.