“Egli (il Verbo) divenne uomo affinché noi fossimo deificati”, affermò sant’Atanasio (vescovo di Alessandria nel IV secolo) nel suo scritto “L’Incarnazione del Verbo”.

Deificati nel senso di capaci di trascendenza, annotava il vescovo emerito di Viterbo Lorenzo Chiarinelli, che quello scritto ebbe sempre caro.

Nella difficoltà della cultura occidentale di conservare vivo e vitale il riferimento alla trascendenza, don Lorenzo individuava con sofferenza una delle radici delle nostre difficoltà, e al tempo stesso lo stimolo per proporre percorsi idonei a trovare o ritrovare il gusto della trascendenza dentro le sfide della post-modernità.

Ripercorro in queste ore il nostro epistolario, negli ultimi anni prevalentemente digitale, e riscopro le ragioni che hanno reso caro il vescovo Lorenzo a generazioni di Laureati cattolici e di fucini: una disponibilità a starti vicino come fratello maggiore, una paternità spirituale delicata e intelligente, un realismo evangelico nutrito di passione biblica e patristica.

Tra le parole che in queste ore più ricorrono nei commenti e nei ricordi di quanti lo ebbero caro, quella più frequente per descriverlo è “perspicacia”, proprio nel senso etimologico, di capacità di vedere in profondità attraverso le cose, e di aiutare gli altri a fare altrettanto.

Intellettuale vero, proprio perché non distante dagli altri, ma interessato a ridurre la distanza, reale e percepita, mons. Chiarinelli ha attraversato molte stagioni della Chiesa italiana da protagonista, ma mai da primadonna: all’umiltà del tratto si accompagnavano sempre l’affidabilità del suo argomentare e la dolcezza del suo sorriso.

Ripensando e facendo memoria di don Lorenzo, ed esprimendo alla “sua” chiesa reatina, di cui fu figlio e dove tornò a vivere in questi ultimi dieci anni, e al suo vescovo mons. Domenico Pompili, il sentimento di cordoglio a nome anche di tanti che lo hanno stimato e che hanno potuto godere della sua amicizia, non posso non essere grato al Signore per la presenza e la vicinanza di don Lorenzo nella mia vita, quella privata e familiare, quella associativa e pubblica.