Risposta di Galbiati a Tanzilli

Continua la confusione sul ” partito identitario” – di Domenico Galbiati In ordine all’eventuale “partito di ispirazione cristiana”, cioè relativamente all’avvio – non generico, ma organizzato – di una nuova fase dell’impegno politico dei cattolici popolari e democratici nel nostro Paese, occorre fare chiarezza o meglio che, pur dissentendo, se ne parli restando al punto, cioe’ rispettando il merito della questione cosi’ come viene posta da chi la propone. Altrimenti si parla d’altro ed allora non serve.

Ho letto il commento di Alberto Tanzilli su Il Domani d’Italia ( CLICCA QUI ) alla recente nota di Giancarlo Infante.
Per quel pò che mi pare di aver compreso frequentando il gruppo di amici che danno vita a “Politica Insieme”, vorrei, anzitutto, rassicurarlo circa l’ “illusione narcisistica ed ingenerosa” che teme di ravvisarvi. Non ho notato che vi siano rivalse da consumare; tanto meno frustrazioni da compensare. Si tratta di persone tutte in condizioni di buon equilibrio mentale. Posso assicurare Tanzilli che, nel merito, il mio e’ un parere anche clinico e professionale.

Lasci perdere il “narcisismo” ed anche la supposta convinzione del “valore assoluto” delle nostre opinioni.
Come ci ha insegnato Martinazzoli la religione e’ “universale”, la politica è “particolare” per cui sappiamo bene che si sviluppa solo sul piano di ciò che è opinabile.

Una puntualizzazione merita il fatto che i cattolici-democratici avrebbero “imboccato” la via del divorzio e dell’aborto. Vorrei sommessamente ricordare che è esattamente vero il contrario: hanno affrontato, a viso aperto, due sfide referendarie, sapendo bene di remare controcorrente e che avrebbero pagato – come è puntualmente avvenuto – il prezzo e la sconfitta di queste battaglie sul piano della loro complessiva incidenza politica.

Eppure non si sono sottratti.Se mai l’hanno fato altri cattolici, di altra appartenenza politica. Peraltro, sarebbe addirittura risibile che qualcuno pensasse di ricorrere al secolare “braccio armato” della legge per rimettere in discussione divorzio ed aborto.

Promuovere il valore intangibile della vita, il rispetto integrale della persona, la centralità della famiglia a fondamento della struttura sociale richiede tutt’altra fatica, certo anche sul piano dell’azione politica e non solo in ordine alla formazione delle coscienze; due piani d’azione che reciprocamente si tengono.

Tanzilli ha, invece, ragione quando ritiene che una simile formazione politica avrebbe una consistenza elettorale numericamente ridotta. Infatti – per dirla banalmente – certo nessuno pensa che si possa “rifare la DC” che e’ stata una “singolarita’” – nel senso in cui tale termine si usa in fisica – della storia, cioè un evento unico ed irreperibile in quanto sorretta da una straordinaria contestualita’ di eventi impossibile da riprodurre ad arte. Per altro verso, se Don Sturzo avesse preteso di fare a priori il conto dei voti, il Partito Popolare non sarebbe mai nato.

Sappiamo di dover essere una “minoranza attiva”, cioè una modalità di presenza che – esclusa ovviamente ogni pretesa di una politica, come dire, “di potenza” – può avere un rilievo tutt’altro che indifferente proprio perché ci troviamo in una società “liquida”.

Quest’ultima, infatti, è necessariamente una sciagura? Siamo sicuri che, nella misura in cui annacqua, diluisce e decompone antiche, consolidate strutture, non possa, al contrario, rivelarsi un’ opportunità?
Possiamo cercare di introdurvi alcuni pur piccoli “cristalli” che fungano da coagulo attorno a cui addensare progressivamente i tralci ed nuclei di una possibile nuova impalcatura dotata finalmente di senso? Ed ha ancora ragione Tanzilli quando ci invita a diffidare di un’operazione identitaria.

Infatti – e lo sappiamo bene – la vera forza dell’identità di una forza politica sta nel suo essere perennemente una “incompiuta” che tende asintoticamente ad una verità che sempre la trascende. Nulla a che vedere con una esibizione stentorea di stendardi, labari e gagliardetti diretti a camuffare una presunta superiorità che non ci appartiene.

In altri termini, siccome sappiamo – questo sì – da dove veniamo, ci sembra di intuire, davanti a noi, una via possibile. Magari ci sbagliamo? Ad ogni modo, la nostra concezione, oggi, di una forza organizzata di ispirazione cristiana, è del tutto semplice e lineare; non ha bisogno di ricorrere ad elaborazioni concettuali troppi sofisticate.

Riteniamo, come credenti, di aver ricevuto, oltre il dono della vita, anche il dono della fede ed, in uno con questo, valori che, anziché trattenere gelosamente – appunto secondo una logica identitaria autoreferenziale – vanno declinati mostrandone, anche a chi il dono della fede non l’ha ricevuto, la straordinaria ricchezza umana e civile ad essi connaturata ed intrinseca, cosicché possono essere proposti come elementi strutturali di una possibile piattaforma comune, anche sul piano dell’ azione politica. Del resto, un dono per essere davvero tale chiede di essere a sua volta donato.

In quanto al PD….absit iniura verbis….basta il ritrattino che ne fa lo stesso Tanzilli.

Ad ogni modo, l’autonomia che rivendichiamo per noi, ovviamente la riconosciamo volentieri anche agli altri.
Non abbiamo nessuna intenzione di fare proselitismo o di “unire” più o meno forzosamente i cattolici.

Domenico Galbiati