Roberto Ippolito racconta “Delitto Neruda” mentre nasce il nuovo Cile, venerdì 11 marzo alla Garbatella.

 

Alle 18.00 alla Biblioteca Moby Dick in coincidenza con linsediamento del presidente Gabriel Boric la presentazione con Patricia Mayorga Marcos del libro pubblicato da Chiarelettere che smonta la versione ufficiale della morte per il cancro. Lattesa per la possibile azione della magistratura.

 

Redazione

 

La verità per il poeta. È quella ricostruita da Roberto Ippolito con l’inchiesta internazionale contenuta nelle pagine di “Delitto Neruda”, pubblicato da Chiarelettere. Il libro viene presentato venerdì 11 marzo 2022 alle 18.00 a Moby Dick Biblioteca Hub Culturale, in Via Edgardo Ferrati 3a alla Garbatella a Roma. L’autore dialoga con Patricia Mayorga Marcos, presidenta dell’Asociación Mundial de Mujeres Periodistas y Escritoras, testimone diretta di momenti importanti: ha partecipato al funerale di Pablo Neruda. L’incontro a Moby Dick, a ingresso libero, si avvale della collaborazione della libreria Nuova Europa I Granai.

 

La scelta della data non è casuale. In coincidenza con l’incontro, a Santiago del Cile si insedia il presidente Gabriel Boric. Si concretizza così una notevole svolta politica, per l’affermazione di forze progressiste, e generazionale: Boric ha appena compiuto 36 anni. Nasce dunque il nuovo Cile. Dal quale è possibile attendersi anche un impulso alla verità per il poeta.

 

Con fatti, testimonianze e documenti “Delitto Neruda” smonta completamente la versione ufficiale della morte per il cancro alla prostata. Finora la magistratura non si è pronunciata sulla fine di Pablo Neruda, pur essendo aperto un processo dal 2011. C’è dunque attesa per la sua possibile azione. Il mutato clima del Cile la favorirà finalmente? La presentazione a Moby Dick ha quasi il valore di un appello.

“Delitto Neruda” fa conoscere anche gli ostacoli posti sul cammino della giustizia. “Questa opera è un anticipo della verità giuridica che in Cile si è voluto nascondere per diversi motivi e interessi” sostiene Rodolfo Reyes, nipote di Pablo Neruda e rappresentante legale dei familiari.

Pertanto nell’incontro a Moby Dick il passato e il presente si intrecciano. Con i risultati delle ricerche sulla fine del poeta, “Delitto Neruda” apre una pagina di storia sulle terribili violazioni dei diritti umani compiute con la dittatura militare di Augusto Pinochet. Con la sua instaurazione l’11 settembre 1973, vengono devastate le case di Pablo Neruda e i suoi libri vengono incendiati nei falò per le strade. Ovunque terrore e morte. Anche la poesia è considerata sovversiva.

A dodici giorni dal colpo di stato che depone l’amico Salvador Allende, il premio Nobel per la letteratura 1971, il poeta dell’amore e dell’impegno civile, amato nel mondo intero, muore nella Clinica Santa María di Santiago. La stessa in cui, anni dopo, morirà avvelenato anche l’ex presidente Eduardo Frei Montalva, oppositore del regime. Il decesso di Neruda avviene alla vigilia della sua partenza per il Messico, e viene attribuita al cancro alla prostata. Ma la cartella clinica è scomparsa, manca l’autopsia, il certificato di morte è sicuramente falso. “Il poeta premio Nobel ucciso dal golpe di Pinochet” si legge sulla copertina del libro.

Ippolito ha raccolto le prove sostenibili, gli indizi e il movente della fine non naturale di Neruda, sulla scorta dell’inchiesta giudiziaria volta ad accertare l’ipotesi di omicidio, e per questo contrastata in ogni modo da nostalgici e negazionisti. Per la sua drammatica ricostruzione, l’autore si è avvalso di una vasta documentazione proveniente dalle fonti più disparate: archivi, perizie scientifiche, testimonianze, giornali cartacei e on-line, radio, televisioni, blog, libri, in Cile, Spagna, Brasile, Messico, Perù, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Italia.

Il libro è scritto con il rigore dell’inchiesta e lo stile di un thriller mozzafiato. Protagonista, una figura simbolo della lotta per la libertà, non solo in Cile, vittima al pari di García Lorca, suo grande amico e illustre poeta, ucciso dal regime franchista.