San Silvestro al Quirinale, antica chiesa eretta intorno all’anno Mille in pieno centro di Roma, nel tempo ha subito una serie di trasformazioni dai molteplici significati, non solo sotto l’aspetto spirituale e architettonico, ma anche, per così dire, “istituzionale”. Proprio per questi motivi ha alternato alcune caratteristiche molto interessanti che meritano di essere narrate e ricordate.

La struttura, splendido esempio di arte medievale ecclesiastica come testimoniano la sua natia pianta a croce latina, le cappelle decorate e l’ampia navata che avvolge l’altare, è ricca di affreschi riferiti a scene bibliche ritratte da diversi e quotati pittori (uno di questi fu il Domenichino) coevi. Chiamata inizialmente In Biberatica (appellativo di una delle ubicazioni dei paleocristiani Mercati Traianei) e poi Santo Stefano in Cavallo (denominazione ispirata alla Salita di Monte Cavallo su cui è posizionata), a Medioevo inoltrato – si presume intorno al XVI secolo – prese l’attuale nome, da collegarsi ovviamente al colle del Quirinale. Fu Papa Giulio II a volere le sue prime modifiche e il suo ampliamento, fattori che determinarono diversi mutamenti logistici legati alla viabilità e all’edilizia adiacente; il luogo dove sorge attualmente, Via Ventiquattro Maggio (a due passi da Piazza Venezia), fu infatti interessato da scavi e costruzioni ex novo per permetterne l’estensione e la costruzione di un convento annesso.

Lo stesso fu donato all’ordine dei Domenicani, che ne fecero un centro di ascetismo e raccoglimento, oltre che di culto nel senso semantico del termine.
I grandi cambiamenti ai quali fu soggetta l’Italia in età moderna e contemporanea ebbero per protagonista anche San Silvestro al Quirinale: a seguito dell’occupazione napoleonica, malgrado le interdizioni imposte dalla repubblica, dal laicato e dai nuovi quadri governativi, una parte del complesso riuscì non solo a mantenere le sue antiche prerogative in nome della libertà di culto tanto sventolata dai francesi, ma rivestì anche un ruolo di ricovero per giovani orfanelli, anziani e nullatenenti; ricovero gestito e diretto con pochissimi mezzi dal popolare artigiano e benefattore Giovanni Borgi (più noto come “Tatagiovanni”). Personaggio burbero ma dal cuore d’oro (era tra l’altro notoriamente analfabeta), Borgi riuscì a organizzare in loco anche diverse attività istruttive e di manovalanza che potessero consentire ai ragazzi di trovare successivamente un’occupazione o di proseguire i loro studi. Per i tempi che correvano (a dimostrazione per l’ennesima volta del ruolo centrale svolto dalla Chiesa cattolica nel corso dei secoli), quel centro polifunzionale rappresentò un sito di straordinaria importanza.

La chiesa divenne ancora operativa nel 1815, periodo di Restaurazione, ma solo per pochi decenni. Nel 1870, infatti, dopo l’entrata a Roma dei Piemontesi, fu requisita e trasformata in caserma militare con uffici acclusi. Trattasi del periodo in cui San Silvestro subì le modifiche più radicali : vennero abbattute due cappelle e l’intera facciata, mentre la pavimentazione – compresa l’attuale Via Ventiquattro Maggio – fu abbassata di diversi metri per consentire l’apertura di nuovi varchi e la trasformazione della rete stradale dell’intero isolato. Nel 1877, benché profondamente cambiata ancorché ridotta nelle sue dimensioni, la bellissima chiesa riprese le sue funzioni originarie, mantenendo alcune caratteristiche estetiche tardo-rinascimentali (su tutte i vecchi stucchi, il cinquecentesco soffitto ligneo a cassettoni e la cappella Bandini) e riacquistando le sue prerogative di edificio religioso. Oggi, anno 2019, l’edificio è visitabile solo su appuntamento.