S.E.Cardinale Angelo Comastri: “Ho iniziato a vivere soltanto quando ho incontrato Gesù!”.

Conversazione con S.E. il Cardinale Angelo Comastri, La Sua spiritualità, la Sua semplicità. la fedeltà al Vangelo e alle figure di Gesù e della Vergine Maria esprimono un carisma naturale, che trasmette sentimenti di pace e bontà .

Eminenza Reverendissima, la Sua presenza e la Sua voce entrano nelle case degli italiani ogni sera attraverso TV 2000 per la Recita del Santo Rosario, con una intensità emotiva e spirituale coinvolgente e ricca di sentimenti di fede e di bontà. Quando Le chiesi il dono e la grazia di questa intervista Lei mi disse: “Io so poco: conosco solo Gesù e la Madonna”. Le risposi: ”Credo che serva proprio questo per dare un senso alla nostra vita terrena e per essere migliori”. Il Suo sguardo rivolto al  Crocifisso e alla Vergine Maria esprime invocazione e affidamento, la Sua Benedizione ci invita a portare la luce del bene nelle nostre azioni quotidiane, e Lei la accompagna sempre con parole di consolazione e di amore, potremmo dire “con l’alfabeto del cuore”. Quanto è importante trasmettere il messaggio contenuto nella testimonianza di Gesù, con esempi di bontà e di amore? Quanto ci aiuta tutto questo a scacciare “i demoni del male”  che – usando le Sue parole – “si aggirano nel mondo a perdizione delle anime?

Biagio Pascal (1623-1662), è unanimemente considerato una delle più belle intelligenze apparse nella storia dell’umanità. Egli ha detto con convinzione: “Senza Gesù noi non sappiamo chi è Dio e non sappiamo chi siamo noi. Senza Gesù noi non sappiamo qual è il senso della vita e qual è il senso della morte“. Sono pienamente d’accordo: Gesù è l’unica Luce che illumina il mistero della vita. Ecco una prova. Il 4 novembre 1954 lo scrittore svedese Stig Dagerman all’età di 31 anni e al culmine del successo si tolse la vita. In un biglietto lasciò scritto: “Non ho la fede (in Gesù!). E non potrò mai essere un uomo felice, perché non sarà mai felice colui che pensa che la vita sia un viaggio insensato verso una morte certa”. Ma non è così! La vita è un dono meraviglioso ed ha uno scopo meraviglioso: prepararci a ricevere l’abbraccio di Dio al termine della vita. Facendo del bene, noi prepariamo il nostro cuore e lo sintonizziamo con il cuore di Dio per poter essere abbracciati da Lui, che è l’esclusivo proprietario della gioia! Tutto questo non è meraviglioso?! Aveva ragione San Francesco d’Assisi che andò incontro alla morte cantando e invitando i frati a fare festa con lui. Ugualmente Madre Teresa di Calcutta non si stancava di dire: “Il più bello della vita deve ancora venire. La Festa è di là: quaggiù dobbiamo preparare il biglietto per andare alla Festa”. Quanto c’è da imparare dai Santi! Sono i più veri e i più credibili maestri di vita! Perché hanno creduto in Gesù.

“I santi non hanno bisogno di essere applauditi; i santi ci chiedono di continuare la loro opera, ci chiedono di tenere accesa la lampada del loro esempio e il fuoco dell’amore che hanno acceso sulla terra”.  Lei ha conosciuto Madre Teresa di Calcutta, spesso ha avuto occasione di dialogare con lei.
Perché Madre Teresa si prodigò per la redenzione morale e materiale dei poveri diventando un esempio mondiale di amore e dedizione che le valse il premio Nobel per la pace e la beatificazione?
Perché riuscì a domare la ribellione della sua anima di fronte a tanta sofferenza e a trasformarla in una straordinaria energia interiore che, a dispetto della fragilità della sua condizione fisica e del suo aspetto minuto e macilento, rivelò la forza incredibile della sua determinazione che si fa monito e richiamo alle nostre indolenze, ai nostri effimeri turbamenti mondani, alle nostre debolezze?  Quale lezione possiamo trarre dalla sua vita e dal suo coraggio?

L’amicizia con Madre Teresa, ritengo che sia il più grande e (immeritato!) dono che ho ricevuto dal Signore. Mi limito a ricordare l’ultimo incontro. Era il 22 maggio 1997 e Madre Teresa sarebbe andata in Cielo il 5 settembre successivo. La Madre veniva da New York, dove aveva aperto una casa per soccorrere tanti giovani colpiti da AIDS. Mi disse: “In quel Paese i giovani non muoiono per mancanza di pane, ma muoiono per mancanza di luce interiore: sono poveri nell’anima”. Poi mi disse che doveva fare un lungo viaggio: a Dublino, a Londra, in Polonia, a Mosca, in Georgia e poi a Tokyo e Hong Kong e finalmente a Calcutta. Mi permisi di dire: “Madre, non può affrontare un viaggio così lungo e faticoso!“. La Madre prontamente mi disse: “Finché ho un solo respiro devo spenderlo per fare del bene: fare del bene è una festa, è l’unica festa che riempie il cuore di gioia. Quando morirò, porterò con me soltanto la valigia della Carità. Io devo riempirla, finché ho tempo“. Poi mi fissò con i suoi occhi luminosi e mi strinse le mani e mi disse: “Guarda, che vale anche per te! Finché hai tempo riempi la valigia!”. Chi può dimenticare queste parole? Madre Teresa era una maestra di vita e una vera e vivente segnaletica della felicità! 

Durante il Santo Rosario e a suo commento Lei usa sovente citazioni di persone che dopo una vita vissuta secondo altri ideali e valori, si sono convertite al Vangelo riconoscendo la centralità di Gesù nella loro vita ma anche nella Storia dell’umanità. Il miracolo della conversione si realizza quando Dio entra con forza nel nostro cuore. Leggevo in questi giorni un libro su Alcide De Gasperi che si apre con un suo pensiero: “ Ci sono dei momenti nei quali si resta soli con Dio e con la propria coscienza. Allora tutto quello che si è e si è stati affiora alla superficie….” Quanto sono importanti il silenzio e la meditazione per aprire il nostro cuore al miracolo di una continua conversione al bene? Quanto sono decisivi gli esempi della vita di Gesù e della Madonna affinchè si compia questa possibilità  di una incessante rinascita?

Le conversioni sono i veri e grandi miracoli operati dalla Misericordia di Dio! Ho letto tantissimi libri di persone convertite. Tutte concludono nel dire: “Ho iniziato a vivere soltanto quando ho incontrato Gesù!”. L’attrice Laura Antonelli poco prima di morire ebbe l’onestà e l’umiltà di dire: “Nel tempo della mia vita di attrice apparivo sempre sorridente, ma era una maschera: io fingevo di essere felice! Ora sono felice: ora che ho aperto il cuore a Gesù!”. E Jacques Maritain fece questa lucida confidenza: “Gli anni del mio ateismo sono stati gli anni della mia infelicità”. 

Vivendo in un mondo attraversato da continue forme di prevaricazioni e di soprusi, di intolleranze e di coercizioni, di puntigliose note a piè di pagina sulle cose dell’esistenza ci rendiamo impenetrabili alla comprensione della verità. Perché in molte parti del mondo in nome di una fede religiosa si accendono i focolai del fondamentalismo? Può la religione essere motivo di  conflitto etnico, di dissidio, intolleranza e persino di odio tra i popoli, ben oltre possibili dispute teologiche? Qual è dunque il compito che attende i cristiani?  Con quali esempi e con quali comportamenti possiamo essere latori di un messaggio di pacificazione universale?

La religione cristiana, certamente se vissuta con coerenza, non può essere strumento di odio, di conflitto, di guerra. Le parole di Gesù sono nette:  “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,27-36). Questo è il cristianesimo! Il 13 maggio 1981 Giovanni Paolo II stava salutando la folla in Piazza San Pietro, la benediceva con affetto paterno… quando improvvisamente vennero sparati su di lui due colpi di arma da fuoco. E i colpi erano ben mirati verso il cuore: e un proiettile diretto al cuore venne deviato dalla mano benedicente del Papa e andò a colpire l’addome, lo attraversò evitando rene e fegato per uscire dall’altra parte del corpo. Ebbene, sentite cosa accadde subito dopo. Il Papa sembrava destinato a morire. Venne trasferito su un’ambulanza che, a sirene spiegate, si diresse verso il Policlinico Gemelli. Ma, in quelle terribili e umanamente disperate condizioni, il Papa ebbe la forza di dire: “Perdono il fratello che mi ha sparato!“.  Perdono“: ci pensate!?  Il fratello”: chiama fratello colui che voleva ucciderlo pochi minuti prima. Giustamente il giornalista Indro Montanelli, sempre pronto e acuto, commentò: “Con queste poche parole, Giovanni Paolo II ci ha detto chiaramente che cosa è il cristianesimo”. 

Quando chiesi al Cardinale Carlo Maria Martini  in che misura la via del silenzio e della preghiera possa essere fonte di rivelazione e di incontro con Dio, mi rispose: “Francamente se dovessi dire alla fine della mia vita qual è il fondamento razionale della preghiera, non saprei dirlo. Prego perché Gesù ha pregato, prego perché il Signore ci invita alla preghiera, prego perché la preghiera è un mistero che ragionevolmente non sembra spiegabile. La preghiera ci mette nel cuore di Dio, nella sua mente, allarga la dimensione dello spirito. La via del silenzio è irrinunciabile. Quanto più crescono le responsabilità, tanto più cresce il bisogno di tempi di silenzio”. Lei stesso, Eminenza, vive intensamente ogni giorno da sempre l’esperienza della preghiera, con un trasporto che mi permetto di definire totale: ci aiuta a comprendere il significato di questa invocazione che è implicita ammissione della debolezza umana, affidamento a Gesù e Maria, certezza di essere ascoltati?  Anche nei momenti bui e dolorosi della nostra vita la preghiera è fonte di consolazione e di speranza: Dio dunque non ci abbandona mai?

Nel mese di settembre dell’anno 1968 incontrai per la prima volta Madre Teresa di Calcutta. Chiesi insistentemente di poterla incontrare e le dissi: “Madre, sono sacerdote da appena un anno. Le chiedo la carità di accompagnarmi con la sua preghiera”. Madre Teresa mi rispose: “Ben volentieri!”. E poi aggiunse: “Quante ore preghi ogni giorno?”. Risposi: “Celebro la Santa Messa ogni giorno e prego il Breviario e non lascio mai il Santo Rosario“. Madre Teresa commentò: “Questo è il tuo dovere! Ma il tuo rapporto con Gesù è un rapporto di amore! E nell’amore non ci si può limitare al dovere! Devi trovare ogni giorno almeno una mezz’ora di tempo per stare in ginocchio davanti a Gesù per respirare e gustare la Sua Presenza e il Suo Amore per te”. Mi permisi di dire: “Madre da lei mi aspettavo che mi chiedesse: quanta carità fai ogni giorno?”.
La Madre prontamente rispose: “E tu credi che io potrei vivere la Carità verso i poveri se non mi mettessi ogni giorno in preghiera davanti a Gesù per essere da Lui riempita di Amore? Ricordati bene: senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri!”.  Fu una salutare lezione per me! Da allora la preghiera è per me un’esigenza, un bisogno del cuore! Quando mi inginocchio davanti all’Eucaristia penso: “Sono davanti a Gesù che ha dato la vita per me, sono davanti all’Amore Infinito!“. E mi sento abbracciato da Gesù e il mio cuore si riempie di fiducia e di ottimismo che mi accompagna per tutta la giornata. 

La figura di Gesù Crocifisso è il compendio della sua immensa generosità: fare dono di sé per la redenzione del genere umano. Non crede che dovremmo ogni giorno soffermarci e contemplare l’immagine del Cristo flagellato, insultato e poi morente sulla Croce per comprendere quanto grande, centrale e significativa sia questa figura nella nostra vita? Lei ricorda sempre il calvario di quella grande sofferenza, il sacrificio estremo del Cristo e colloca la sua parabola terrena al crocevia della Storia. Forse perché quel grande gesto di amore costituisce motivo di meditazione per orientare le nostre esistenze? Forse perché l’intera Storia dell’umanità non può prescindere da quell’incipit che tutto spiega, da cui tutto inizia e a cui tutto ritorna? 

Benedetto Croce (1866-1936) ha fatto una osservazione giustissima. Egli ha detto: “Io sono uno studioso della storia  e devo riconoscere che nella storia è apparsa una sola grande novità: il cristianesimo!”. Ma il cristianesimo è Gesù! E la grande novità che Gesù ha portato nel mondo è questa: Dio è amore! E noi cristiani dobbiamo portare a tutti questa meravigliosa notizia, che ha il potere di dare una svolta e un senso nuovo alla vita. A questo proposito racconto un episodio commovente preso dalla vita di Madre Teresa di Calcutta. Un giorno, raccolta da una fogna all’aperto, viene portata una donna lebbrosa … con un piede rosicchiato dai topi: lo spettacolo era nauseante. Madre Teresa volle seguire personalmente questa impressionante incarnazione del dolore e tirò fuori dal suo cuore tutta la tenerezza che possedeva.
La donna lebbrosa lasciò fare, mentre dalla sua bocca uscivano parole di disperazione e di maledizione.
– Sono stati i miei figli a gettarmi via come un sacco dell’immondizia. Siano maledetti!
– Non maledirli! Una mamma deve sempre benedire!
– Ma tu chi sei? Perché fai così? Perché mi tratti con tanto amore?
– Faccio così perché ti voglio bene.
– Mi vuoi bene? Ma tu non mi conosci. Chi ti ha insegnato a fare così?
– Me l’ha insegnato il mio Dio.
– Il tuo Dio? E come si chiama?
– Il mio Dio si chiama Amore!
– Fammelo conoscere, ti prego!
– Tu già lo conosci. Nelle mie mani è Lui che ti accarezza, nei miei occhi è Lui che ti guarda, nel mio sorriso è Lui che ti sorride, nel mio cuore è Lui che ti ama.
– Che bella notizia mi hai dato! Dio è Amore e io non lo sapevo. Grazie! Dio è Amore e io non lo sapevo. La donna lebbrosa, scartata anche dai figli, è morta con questa esclamazione sulle labbra: Madre Teresa, negli ultimi momenti della sua poverissima esistenza  l’aveva rifornita di speranza … e così è andata incontro a Dio. Oggi tante persone, specialmente nei Paesi ricchi, rassomigliano alla donna lebbrosa. Non è arrivata loro la grande e bella notizia che Dio è Amore! E, allora sono persone disperate e cercano la felicità per strade che non porteranno mai alla felicità.

Le chiedo di ricordare insieme a me le parole pronunciate la sera dell’11 ottobre del 1962 da Papa Giovanni XXIII con il suo messaggio: “Continuiamo dunque a volerci bene…. guardandoci così nell’incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è, qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà….” Parlando della luna presente quella sera, della carezza ai bambini e del conforto a chi soffre, quel Papa era riuscito in poche parole a comunicare un messaggio intellegibile all’universo intero in quanto amore, ispirazione, affanno e sofferenza sono parte dell’uomo, oltre i distinguo delle fedi religiose, culturali e ideologiche. Non crede anche Lei – Eminenza – che se gli uomini e i popoli della terra cercassero di applicare con tutto il loro cuore, con la loro mente e le loro energie quell’insegnamento, che non può non essere condiviso, basterebbero meno parole per intendersi e vivere nel segno di una ritrovata concordia e di una ricomposta serenità? Perché le parole più schiette e genuine, pronunciate in nome dell’amore universale e della bontà sono quelle che vanno diritte al cuore? E soprattutto: perché è più facile che saggezza, armonia e senso della giustizia abitino spesso l’anima di persone semplici piuttosto che l’intelletto di persone colte?

Rispondo riferendo quanto disse Giuseppe Prezzolini (1882-1982) al Papa Paolo VI. Il Papa chiese a Prezzolini: “Lei si dichiara lontano dalla Chiesa! Cosa suggerisce per poter avvicinare i lontani alla Chiesa?”. Prezzolini diete una risposta sulla quale dovremmo tanto riflettere. Eccola: “Padre Santo, c’è una sola strada: preparate persone umili e veramente buone, perché solo la bontà attira. Di persone colte ce ne sono fin troppe, di persone intelligenti ce ne sono fin troppe. Ma non sono costoro che rendono più buono il mondo. L’intelligenza suscita ammirazione e la cultura strappa applausi, ma soltanto la bontà attira a Dio e spinge le persone alla conversione”. Quanto dovremmo riflettere su questa acuta affermazione di Prezzolini: “Soltanto la bontà attira e spinge le persone alla conversione”. È vero! Mettiamo in pratica questo suggerimento di “un ateo” e diventeremo calamite che attirano a Dio … anche gli atei più incalliti! I Santi sono la prova convincente della verità del consiglio di Prezzolini.

________________________________________________________________________

Biografia di S.E. il Cardinale Angelo Comastri

Il Cardinale Angelo Comastri nasce a Sorano, in provincia di Grosseto (diocesi di Sovana-Pitigliano-Orbetello) il 17 settembre 1943. Nel 1967 è ordinato sacerdote e nominato vicerettore nel Seminario Diocesano di Pitigliano. Nel 1968 è chiamato a lavorare a Roma nella Congregazione per i Vescovi e, contemporaneamente, viene nominato Padre Spirituale nel Seminario Romano Minore e aiuto-Cappellano nel Carcere di Regina Coeli.  Nel 1971 lascia Roma per prendere la direzione del Seminario della sua Diocesi in Toscana. Nel 1979 viene nominato parroco di Porto S.Stefano (Argentario). Nel 1990 viene eletto Vescovo di Massa Marittima-Piombino. Nel 1994 riceve l’incarico di Presidente del Centro Nazionale Vocazioni e viene anche nominato Presidente del Comitato Nazionale per il Giubileo del 2000. Nel 1996 viene nominato Arcivescovo Delegato Pontificio per il Santuario di Loreto.  Contemporaneamente viene nominato Presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana, del Comitato per i Congressi Eucaristici Nazionali, del Collegamento Nazionale dei Santuari Italiani. Viene nominato anche Vice Presidente della Pontificia Accademia dell’Immacolata. Per la Quaresima dell’anno 2003 il Santo Padre Giovanni Paolo II lo chiama a predicare gli Esercizi Spirituali alla Curia Romana. Il 6 Febbraio 2005, S.S. Giovanni Paolo II lo nomina suo Vicario per la Città del Vaticano, Presidente della Fabbrica di S. Pietro e Coadiutore dell’Arciprete di S. Pietro. Il Santo Padre Benedetto XVI lo invita a preparare i testi per la Via Crucis al Colosseo, il Venerdì Santo dell’anno 2006. Il 31 ottobre dello stesso anno, Sua Santità Benedetto XVI lo nomina Arciprete della Basilica di San Pietro. Il 24 novembre 2007 il Santo Padre Benedetto XVI lo eleva alla dignità Cardinalizia. È autore di numerosi testi di spiritualità ed è da tutti considerato un grande devoto della Madonna.