Sta circolando in queste ore un bel documento sottoscritto da numerose personalità italiane e tedesche, intitolato “Solidarietà europea adesso” in cui si rivolge un appello affinché tutte le Istituzioni Europee, ognuna nell’ambito del proprio mandato, come pure gli Stati membri, debbano compiere uno sforzo convergente per azioni indispensabili in campo sanitario ed economico, per combattere la pandemia in atto ed approntare le misure necessarie per tornare ad un normale funzionamento delle nostre società e delle nostre economie.

Se sono ancora in tempo, vorrei suggerire agli estensori dell’appello, che pure condivido in pieno, di aggiungere la necessità di tornare alla prassi ordinaria delle nostre Istituzioni democratiche. Perché quello che non emerge dal dibattito h24 su tutti i media è la incredibile narcolessia che dall’inizio della epidemia da coronavirus ha colpito gran parte delle assemblee rappresentative ad ogni livello, partiti e sindacati, e fino a qualche giorno fa anche associazioni e volontariato. Per fortuna in una società, quella italiana, che ha largamente assorbito gli anticorpi di protezione contro le derive autoritarie, ed anche al tanto deprecato web che insieme a giornali, radio-tv ed alle edicole fortunatamente non rientrate nella quarantena, hanno permesso di tenere acceso il dibattito e la partecipazione dei cittadini, pur nel rispetto del divieto di assembramento.

In altri Paesi dell’Unione Europea che ha dimenticato la sua vocazione all’unità politica ed istituzionale, accontentandosi di rafforzare alla meno peggio la propria esclusiva funzione di grande mercato di libero scambio, gli anticorpi e le garanzie di rispetto dei diritti fondamentali, sono evidentemente molto più deboli, ma proprio per questo, noi cittadini europei ed europeisti abbiamo concesso alle nostre Istituzioni Europee ampi poteri regolatori della nostra vita socio-economica, accogliendo entro il recinto comunitario anche Nazioni con democrazia più debole, convinti di tenerle comunque in sicurezza.

La incredibile ferita ai principi di democrazia rappresentativa operata dal leader ungherese Victor Orbán, con l’introduzione di leggi liberticide che gli assegnano poteri assoluti e senza limiti di tempo, conferma una tendenza assolutista già evidente nei comportamenti dello stesso Orbán nei mesi passati, che ha trovato nell’emergenza della pandemia il varco per dilagare senza freni. Era prevedibile, occorre dirlo.

Ciò che non era prevedibile, è l’atteggiamento di sorniona benevolenza verso Orbán ed il suo partito da parte di componenti consistenti del Partito Popolare Europeo, tra cui quella italiana di Forza Italia e tedesca della CDU, che pur in presenza di una chiara presa di posizione delle rappresentanze Belga, Ceca, Greca, Olandese nonché di tutti i Paesi nordici per l’espulsione degli ungheresi, osteggiano tale decisione.

E’ bene che si sappia che tutto ciò non può passare inosservato e non subire severa censura, perché tutti siamo impegnati a combattere il virus, né può essere sottaciuto che questo tentativo di salvare Orbán senza emettere una chiara sanzione politica espellendolo, è contro i princìpi ispiratori e lo Statuto del Partito Popolare Europeo. Ho partecipato personalmente a tutti i passaggi decisionali che hanno contrassegnato la nascita del PPE, compreso il suo primo Congresso del 1978, essendo stato dal 1976 al 1981 presidente europeo dei giovani del PPE, e mai è stata messa in discussione la necessità del rispetto dei diritti fondamentali e delle garanzie democratiche da parte di tutti gli Stati membri ed a maggior ragione dei partiti componenti una aggregazione politica che fa parte delle fondamenta dell’edificio comunitario.

Mi basta richiamare la dichiarazione solenne del Parlamento Europeo del 10 febbraio 1997, esplicitata dall’allora capo gruppo democristiano Mario Scelba: “Misure illiberali, all’interno degli Stati membri, determinerebbero una posizione di disparità fra i cittadini comunitari e, al limite, metterebbero in causa la stessa compattezza della Comunità, la sua vita…Il presupposto dell’eguaglianza dei cittadini comunitari in tema dei diritti civili e politici è uno dei cardini dei Trattati…Non si avrà un’Europa dei cittadini se essi non godranno degli stessi diritti civili e politici fondamentali…Il cliché di una Comunità europea mercantile e tecnocratica non corrisponde né ai motivi ispiratori della politica di integrazione europea, né alle finalità della Comunità…Porre al centro delle preoccupazioni del Parlamento Europeo il tema dell’eguaglianza dei cittadini comunitari e della protezione dei diritti civili e politici significa dare alla politica di integrazione europea il senso della nobiltà della sua ispirazione e un volto più umano alla Comunità europea”.

Tutti princìpi irrinunciabili e ben chiari, se in una intervista al giornale giovanile TUTTI, nel marzo 1979 dicevo: “ Un anno fa, nel Congresso di fondazione del PPE, abbiamo approvato un Programma estremamente importante in quanto riflette e sviluppa le nostre concezioni dell’uomo e della società, le nostre proposte in materia sociale, come pure in altri settori come quello monetario, dell’energia, dell’ambiente…Ci batteremo per un’Europa della libertà e della solidarietà, nella volontà di costruire per tutte le persone, di qualsiasi ceto sociale, una comunità che ognuno possa considerare come la propria Patria e della quale ognuno si senta partecipe. Un’Europa delle responsabilità quindi, un’Europa democratica e aperta verso il mondo esterno…”.

Oggi, pur preoccupati per la pandemia e per le gravi conseguenze economico-sociali sicuramente di non breve durata, siamo impegnati ad immaginare come ricostruire la nostra partecipazione politica, il nostro vivere sociale ed economico, con modalità e criteri che la svolta epocale che stiamo vivendo esigerà, ma che non potranno mettere in discussione i diritti fondamentali del nostro vivere da cittadini di una Europa che sa fare anche a meno di un Orbán se si tratta di difendere i princìpi. I tanto criticati Mercati l’hanno ben capito, se subito dopo la svolta autoritaria hanno affossato il valore del fiorino ungherese. Speriamo lo capiscano anche quei politici che si trovano a far parte di un Partito che ha gettato le fondamenta di un’Europa più moderna e giusta, anche se il disegno generoso e lungimirante non si è ancora realizzato.