Se fallisce il Pd…

Dov'è l'alternativa? Rendiamoci conto che se fallisce il rilancio del Pd si restringe la speranza di un'autentica ripresa democratica dell'Italia

Articolo gi apparso sulle pagine dell’ huffingtonpost

Aggirare l’ostacolo è sempre la soluzione più attraente, ma anche quella meno efficace. Se si pensa di risollevare il Pd dalla sua condizione di fragilità con trucchi elettoralistici, non si fa nessun passo avanti. Capisco Calenda e apprezzo il suo sforzo: dietro c’è il desiderio di inventare qualcosa di nuovo. Una lista unitaria, aggregante le forze antipopuliste e antisovraniste, di per sé non è infondata. Tuttavia, se l’approccio consiste nel nascondere i problemi e nel giocare tutto sulla formula da adottare alle europeee, annegando la dialettica interna al Pd in un mare magnum indistinto, il risultato non potrà che essere di gran lunga inferiore alle attese.

Noi dobbiamo chiarire cosa sia o cosa debba essere, dopo oltre dieci anni dalla fondazione,il “partito unico” dei riformisti. È ancora valido? Abbiamo sbagliato a strutturarlo nel modo che sappiamo, con troppi leaderismi e poca cultura condivisa? Oppure, più semplicemente e gravemente, ci siamo illusi che fosse plausibile un’operazione incentrata sulla convergenza delle tradizioni di pensiero democratico e riformatore, per recuperare il retaggio migliore del Novecento e andare oltre? Non parlare di noi impedisce il chiarimento sulla strategia da seguire: procediamo ad occhi bendati.

Noto per altro che anche nel Pd avanza la pretesa di assorbire il connotato specifico degli ex popolari in un progetto di rinascita della sinistra (senza se e senza ma). Non credo di far torto all’interessato se attribuisco a Zingaretti tale volontà. Per questo la sua candidatura mal si concilia con l’esigenza di valorizzare il retaggio del popolarismo. Con Zingaretti il Pd muterebbe il suo codice genetico, assumendo le fattezze del PDS e dei DS. Basterebbe confrontare gli argomenti e le motivazioni che erano alla base di quegli esperimenti politici con gli auspici presenti nel disegno di Zingaretti. Le assonanze superano le disarmonie e i contrasti.

Dov’è l’alternativa? Rendiamoci conto che se fallisce il rilancio del Pd si restringe la speranza di un’autentica ripresa democratica dell’Italia, fuori dall’inganno rappresentato oggi dal populismo di governo. In effetti l’alternativa spetta a Martina, dal quale attendiamo l’espansione di un discorso sul Pd da rifondare. Non può passare sotto silenzio la mobilitazione di questi giorni attorno al centenario dei liberi e forti. C’è in atto, da tempo, l’accumulazione di nuove energie che danno l’idea di un risveglio del cattolicesimo sociale e democratico. Occorre dunque costruire una formula ideale, prima che organizzativa, in grado di convincere gli italiani. Lo dobbiamo fare nella chiarezza, recuperando il valore di una politica seria e responsabile, capace di occupare il “centro” della vita democratica nazionale.