A volte è difficile fare informazione in un quadro politicamente e culturalmente scadenti.
Politica e informazione dovrebbero rispondere a criteri di libertà di opinione, di rispetto delle idee altrui, di costruzione di una società libera, di effettiva partecipazione di ogni cittadino libero dal potere oggi predominante dell’economia.
Le idee non si comprano, sia sul piano dell’informazione che su quello politico. Esse nascono da una coscienza valoriale, sia cristiana che laica, da una concezione del senso della vita che rifiuta il danaro come fine, la popolarità come semplice carriera personale e, dunque, si proietta verso la promozione della persona umana.

Certo, le ultime cronache non aiutano la costruzione di questo scenario e, dunque, non si può rimanere insensibili a fatti e situazioni che denotano soltanto uno scadimento di costume, di stile e che rasentano la rozzezza del tasso culturale e politico.
In questo quadro, c’è ancora chi farnetica, chi vorrebbe scavare nel nostro passato remoto politico per trovare argomenti da usare come arma e come sfida.
Eppure, di fronte allo squallore di una politica e di una informazione autoreferenziali uno scatto di orgoglio appare necessario per ristabilire i giusti binari di un confronto ideale e di coscienza.

Ma per non essere vaghi, è giusto esplicitare atteggiamenti, idee e prese di posizioni borghesi di certo mondo cattolico e laico che guardano all’attuale pontefice come ad una sorta di deus ex machina dell’attuale situazione globalizzante economica mondiale.
Non vogliamo essere forti nei giudizi, ma un riferimento ad un passato recente da parte di certa oligarchia vaticana appare illuminante per mettere in evidenza una situazione che di spirituale aveva ben poco; che conduceva uno stile di vita non consono con gli insegnamenti del Cristo; che usava la religione, o meglio le cariche religiose, alla stessa guisa del potere politico; che occupava appartamenti ed attici di lusso nel cuore della città eterna.
Una sorta di secolarismo cattolico che Francesco ha iniziato a sradicare da un costume di vita troppo legato alla lussuria e al denaro.

Don Andrea Gallo, un prete spesso bistrattato anche e soprattutto dalla gerarchia, diceva che “la Chiesa non è per i poveri, ma è tra i poveri”.
Il fulcro, invece, nell’attuale situazione che si è determinata a livello mondiale si inserisce in questo nuovo corso della Chiesa che sta portando avanti, non senza difficoltà, Papa Francesco; ossia nel solco degli insegnamenti del frate di Assisi per mettere in pratica la massima: “se mi vuoi seguire, vai, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri”.