Nell’intervista a “formiche.net”, il deputato ossolano, oggi tra i più stretti collaboratori di Enrico Letta, si aggrappa alla lezione di Dossetti (già citato ieri da Castagnetti, per ragioni più ampie, nella densa intervista al “Domani”), sulla consunzione delle ideologie novecentesche e stronca apertamente, in virtù di questo richiamo, l’ipotesi della candidatura di Berlusconi a Presidente della Repubblica. 

Su tali basi appare controverso l’apporto del Pd alla soluzione Draghi, non solo per il peso relativo dei Dem – 150 grandi elettori su 1008 – quanto, soprattutto, per l’imprinting di una soluzione che si presenta in antitesi a un partito della maggioranza. Perché Forza Italia, una volta registrato il veto del Pd, dovrebbe aderire alla controproposta che proprio il Nazareno lascia intravedere con le allusive e tuttavia impegnative dichiarazioni dei suoi vertici? 

Da ciò sembra dedursi un sottile gioco che porta altresì al declassamento della stessa candidatura di Draghi, quasi tirato in ballo in funzione meramente antiberlusconiana. 

Di seguito riportiamo uno stralcio dell’intervista di Enrico Borghi. 

 

Il Quirinale e i tre “infarti” della politica secondo Borghi. Intervista a cura dì Federico Dì Bisceglie.

[…] quale sarebbe secondo lei il profilo ideale per il successore di Mattarella?

Una persona di alto profilo che sappia lavorare, al pari di Mattarella, nella direzione della coesione sociale e della politica del confronto alternativa a quella dell’urlo, e che sia apprezzato e rispettato anche oltre i confini italiani. Quantomeno dal punto di vista dello stile, mi immagino un prossimo presidente che si muova nel solco di quello attuale.

Il centrodestra sembra convergere sulla figura di Silvio Berlusconi. 

Quella è una candidatura che, per antonomasia, è inopportuna. E mi pare che in realtà, il centrodestra non si poi così compatto nel sostenere il nome di Berlusconi per la partita quirinalizia. Anzi, spero che la coalizione prima di intavolare il dialogo faccia chiarezza al suo interno.  Fermo rimanendo che il leader di Forza Italia sta facendo in queste ultime settimane una campagna acquisti che si commenta da sé. Ma al di là di questo, il fatto stesso di proporre la candidatura del leader di Forza Italia, rappresenta in qualche modo una delle concause del fallimento della politica.

Cosa intende dire?

Mi pare che si stia realizzando una teoria di Dossetti: siamo di fronte a uno scenario nel quale, mentre si sono esaurite le culture del Novecento, la politica tenta in tutti i modi di replicare se stessa mentre tutto il mondo attorno sta cambiando anziché sforzarsi di innovare e rinnovare se stessa. Non a caso la politica italiana, negli ultimi anni, ha avuto tre ‘infarti’. Prima con Ciampi, poi con Monti e ora con Draghi (sebbene questo ultimo esecutivo abbia in seno una grande valenza politica). Per questo non ci sono parentesi da chiudere per tornare a mitologiche stagioni dell’oro, ma c’è da andare avanti.

 

Per leggere l’intervista completa

https://formiche.net/2021/12/quirinale-berlusconi-sciarra-borghi/