Che sia ormai tramontata l’idea di un campo diviso in tre, è cosa assicurata. Da più di dieci anni assistevamo a una tripartizione della sfera politica e ieri, tale idea, è stata ghigliottinata. Siamo rientrati nel mondo bipolare.

L’anomalia era tutta imputabile alla stranezza del movimento 5Stelle, ma ieri è stata decretata la sua definitiva archiviazione. I 5Stelle si possono schierare, mentre prima vivevano in un mondo di totale purezza: con nessuno, non siamo né di destra, né di sinistra.

Chiuso il sipario, si ritorna alle abitudini che avevano preceduto quella estemporanea svirgolata posizione politica.

Bene. Semplificare le regole del gioco è sempre un atto positivo. Almeno si sa quale sia il destino delle parti: vince il centro destra o vince il centro sinistra.

Le stranezze di questi due anni e mezzo sono state da tutti ampiamente colte; i 5Stelle con la Lega; i 5Stelle col Pd. D’ora in poi, l’elettore saprà che le opportunità non sono più tre o quattro, ma due. O vince A o vince B. Non c’è più una serie di possibili subordinate.

Normalizzazione.

Il paradosso è che la piattaforma Roussao ha sfornato la sua ultima chance. Le prossime elezioni, tranne qualche caso, vedranno il battezzo della nuova griglia di partenza.

Non entro nel merito delle decisioni assunte dai grillini, sono fatti loro. Trovo solo, e c’era da aspettarselo, che i movimenti politici hanno di norma durate limitate. Anzi, il caso dei 5Stelle è sembrato piuttosto fuori dalle regole. Più di dieci anni è un fatto fuori misura.

Manterranno ancora qualche stile fuori rigo, ma è indubbio che ormai faranno parte della famiglia dei partiti politici. Cosa comporterà questo? Non solo so. Il banco di prova sarà il riscontro elettorale del 20 e 21 settembre.

Se devo dare un parere personale, riaffermo il concetto precedente in cui trovo che una geometria regolare, per il Paese, sia da preferirsi a una geometria variabile. Come avete visto mi sono solo attenuto a dei pareri formali senza esprimere giudizi di sostanza.

Una cosa alla volta.