Tra le grandi possibilità che l’era digitale offre, c’è anche la occasione di lavorare da casa o da qualsiasi altro luogo si ritenga idoneo per svolgere le propri mansioni e mettere a disposizione la professionalità propria a favore delle proprie aziende.

Insomma, basta possedere un computer fisso o portatile, capace di collegarsi on line con piattaforme semplici e complesse o programmi per lo svolgimento delle attività lavorative informatiche. In effetti, nelle aziende private, come negli uffici pubblici, tantissime lavorazioni potenzialmente potrebbero essere svolte a casa: ci guadagnerebbe il traffico, il dispendio di carburante, l’ambiente, la salute del lavoratore, il migliore rapporto con le esigenze familiari; ci guadagnerebbe anche la qualità e quantità del prodotto e la più efficace verificabilità della produzione individuale.

Qualche sperimentazione già da diversi anni si è realizzata nelle Poste Italiane, presso l’Enel e in qualche altra azienda grande; ma anche in questi luoghi di lavoro il ‘telelavoro’ (così è stato chiamato prima della rivoluzione digitale) ha riguardato uno sparutissimo numero di lavoratori. Se ne parla da più tempo di ‘passare il Rubicone che separa il vecchio lavoro dal nuovo, ma lo ‘Smart working’ al massimo coinvolge dirigenti di azienda che possono loro stessi decidere come, dove, quando è quanto lavorare.

Ma in questi giorni, complice il corona virus che consiglia il minore incontro possibile di persone durante la giornata, ha spinto il Ministero del Lavoro, a chiedere alle aziende attraverso un decreto di lavorare in Smart worcking, almeno fino al 15 marzo, nelle realtà territoriali dove il fenomeno del contagio è più rilevante. Cosicché in Lombarda, Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Friuli Venezia Giulia, dovranno organizzarsi nel modo che le attuali tecnologie digitali permettono, per salvaguardarsi la salute e nel contempo non perdere le possibilità di produzione, per non aggravare i bilanci familiari, come la stabilità delle imprese nel mercato internazionale, ed il prodotto interno lordo.

A fronte di queste decisioni positive, mi viene da dire che siamo proprio strani. Abbiamo sempre bisogno di avere intorno a noi circostanze eccezionali per decidere cose di buon senso ed opportune per il benessere delle persone e della Comunità. Speriamo che l’esperienza dello Smart Working continui anche dopo il 15 marzo, naturalmente dopo aver debellato il corona virus.